Tempo di lettura: 3min
3/15/2024 | Marcella Persola
C'è un rischio greenwashing anche sul fronte assicurativo? A dirimere il tema ci ha pensato IVASS che ha effettuato, nel corso del 2023, un’indagine sulle polizze IBIPs che presentano caratteristiche di sostenibilità-ESG, al fine di verificarne la struttura e le modalità di presentazione al pubblico.
L’indagine che ha coinvolto 18 compagnie di assicurazione, mirava ad intercettare possibili ipotesi del c.d. greenwashing, ossia la pratica in cui le affermazioni, le dichiarazioni, le azioni o le comunicazioni relative alla sostenibilità non riflettono in modo chiaro ed equo il profilo di sostenibilità sottostante un’entità, una polizza o un servizio finanziario.
In particolare l’indagine ha messo in evidenza che il business “sostenibile” delle compagnie è piuttosto rilevante: sono state segnalate 106 polizze classificate «sostenibili», relative a oltre 1,1 milioni di contratti, per una raccolta premi di circa 48,8 miliardi di euro dall’inizio della commercializzazione.
In relazione al catalogo delle polizze segnalate dalle imprese, si evidenzia una prevalenza delle polizze multiramo, le quali rappresentano il 45% del campione, seguite dalle unit linked, 29%, e dalle polizze rivalutabili, 25%. Non risultano polizze nuove, create ad hoc, ma piuttosto inserimenti di asset ESG tra gli investimenti sottostanti alle polizze già in commercio; in alcuni casi le imprese hanno dichiarato espressamente che si tratta di un restyling. Il 92% delle polizze segnalate sono classificate “light green”, ovvero polizze che “promuovono, tra le altre, caratteristiche ambientali o sociali nelle politiche di investimento”. La restante quota è relativa a polizze ex art. 6 SFDR, ossia che “includono i rischi di sostenibilità nelle scelte di investimento”.
Non sono state comunicate polizze classificate “dark green”, ossia polizze che “includono gli investimenti sostenibili come obiettivo della politica di investimento”
Le imprese hanno rivisto l’asset allocation degli investimenti delle polizze al fine di inserire asset conformi alla normativa ESG, prediligendo un’asset allocation basata principalmente su fondi esterni (OICR). In particolare, le polizze risultano collegate ai seguenti asset:
- 3.141 fondi esterni, dei quali 2.041 classificati “light green” e 197 classificati “dark green”;
- 173 fondi interni, dei quali 72 classificati “light green”, 1 classificato “dark green”, 93 art. 6 e 7 non classificati;
- 26 gestioni separate, delle quali 13 classificate “light green”, 7 come art. 6 SFDR e 6 non classificate.
Nessuna risulta classificata “dark green”.
Inoltre, le valutazioni ESG variano anche rispetto alla tipologia del sottostante di volta in volta considerato:
- i fondi interni sono infatti valutati per mezzo di soglie minime di asset, a loro volta classificati come “light green” o “dark green”, oppure la selezione degli emittenti viene affidata ad un provider esterno (impiegando metriche non omogenee, dunque non confrontabili tra loro);
- le polizze collegate alle Gestioni Separate, talune volte vengono valutate attraverso un rating ESG – definito dalla stessa impresa o da un provider esterno – fissando un livello minimo di riferimento (ad esempio, una compagnia ha indicato una soglia minima del 70% come materialità per gli investimenti della GS), altre volte le compagnie si affidano a criteri di esclusione per “scartare” investimenti che riguardano ambiti specifici contrari ai criteri di sostenibilità
Dall’analisi non sono emersi casi evidenti di greenwashing dal lato dei prodotti, si è percepita viceversa una certa cautela da parte delle compagnie nella classificazione dei prodotti come “light green” o “dark green”, ciò potrebbe portare, in ipotesi, anche al verificarsi di un “rischio greenbleaching”.
Ulteriori punti emersi riguardano: a) la disomogeneità nella classificazione come “light green” di polizze multioption: alcune compagnie infatti classificano un IBIP “light green” quando almeno una delle opzioni di investimento sottostanti sia classificata “light green” o “dark green”, mentre altre compagnie non classificano “light green” IBIPs che pure offrono prodotti che presentano sottostanti con opzioni “light green” o “dark green”. b) la documentazione precontrattuale e l’informativa SFDR: alcune polizze presentano una documentazione precontrattuale particolarmente corposa e non sono stati rinvenuti allegati SFDR a livello di polizza assicurativa. Ciò potrebbe rendere difficile per il cliente comprendere le caratteristiche di sostenibilità della polizza.
Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione
Abbonati a prezzi speciali. La rivista sul tuo desk in ufficio
Scopri le categorie