L'ultimo rapporto di Cerulli Associates, European Environmental, Social, and Governance Investing 2022: Where to Now? esamina il greenwashing nell'industria europea della gestione patrimoniale.

La ricerca rileva che non tutte le dichiarazioni di sostenibilità sono coerenti con la strategia d'investimento sottostante, nonostante il significativo aumento del numero di prodotti ESG disponibili in Europa negli ultimi cinque anni. Per affrontare il problema del greenwashing, le autorità di regolamentazione del Continente vstanno aumentando il controllo dei fondi sostenibili.

Ad esempio, la Financial Conduct Authority del Regno Unito ha in programma l'introduzione di regole che limiteranno l'uso della terminologia ESG da parte dei gestori di fondi per garantire l'allineamento con le strategie e gli obiettivi sostenibili proposti.

"Nonostante la prevalenza di accuse di greenwashing nel settore della gestione patrimoniale, pochi gestori sono stati multati", afferma il direttore Justine Deveikyte. Tuttavia, questa situazione potrebbe cambiare man mano che la normativa sulle dichiarazioni di sostenibilità diventa più chiara". Gli asset owner sono a favore di azioni punitive: l'85% degli investitori istituzionali è favorevole a multare i gestori che adottano pratiche di greenwashing".

Mentre la pressione normativa sul greenwashing continua a crescere, i gestori patrimoniali stanno declassando la loro categorizzazione dei fondi ai sensi del regolamento UE sulla divulgazione della finanza sostenibile, passando dall'articolo 9 all'articolo 8. Anche i fondi ex articolo 9 che investono in combustibili fossili e nucleare saranno sottoposti a maggiori controlli. I gestori dovrebbero effettuare valutazioni qualitative delle partecipazioni ex articolo 9 che non sono sostenibili e collaborare con i gestori di portafoglio per riequilibrare i portafogli al fine di garantire il raggiungimento della soglia del 100%. Un'altra area di attenzione sia per i gestori che per i proprietari di asset è la biodiversità. La COP27 ha evidenziato che senza la protezione e il ripristino della natura non è possibile limitare il riscaldamento globale.

Solo il 17% degli asset owner europei attualmente punta su strategie a tema biodiversità quando investe in modo sostenibile, ma il 57% prevede di investire in ampie strategie ESG tematiche con un focus sulla biodiversità nei prossimi 12-24 mesi. Per gestire i rischi e le opportunità legati alla biodiversità nei loro portafogli, la maggior parte dei gestori patrimoniali e degli investitori istituzionali esclude le aziende dei settori sensibili alla biodiversità.

Due terzi (67%) degli investitori istituzionali e più della metà (55%) dei gestori patrimoniali affrontano il rischio di biodiversità attraverso l'esclusione. Inoltre, Cerulli ritiene essenziale che i gestori patrimoniali che vendono in Europa si impegnino a raggiungere il net zero. Quasi tutte le istituzioni in Europa concordano sul fatto che l'impegno per il raggiungimento dello net zero è almeno in qualche modo importante nella ricerca dei gestori - l'83% degli intervistati scandinavi lo considera molto importante.

"Gli impegni a zero dei gestori sono importanti per gli investitori istituzionali. Per questo motivo, le conversazioni si sono spostate dalla semplice dichiarazione di impegno a raggiungere l'azzeramento netto agli obiettivi effettivi di azzeramento netto e alle modalità di riduzione delle emissioni", afferma Wouter Bakker, analista senior. "In termini di rendicontazione del rischio di cambiamento climatico, la maggior parte dei proprietari di asset in Europa si aspetta che i gestori rendano nota la loro esposizione alla transizione energetica, nonché i rischi climatici fisici e l'impronta di carbonio dei loro portafogli di investimento".