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Nuveen: Capitale naturale, benessere per il pianeta e per il portafoglio

3/10/2022 | Redazione Advisor

I rendimenti dei terreni agricoli e forestali hanno superato l'inflazione in una varietà di contesti di mercato, per questo sono oggi una risposta interessante per chi cerca diversificazione.


Aria, terra, acqua, biodiversità. Sono questi i quattro elementi del pianeta che compongono quello che solitamente viene definito “il capitale naturale”, ovvero un insieme di risorse e servizi capaci di fornire sussistenza e benessere al Pianeta Terra e a chi lo abita.

 

Ed è proprio il capitale naturale la prossima frontiera degli investimenti sostenibili. “Il World Economic Forum stima che 44 trilioni di dollari della produzione globale dipendano fortemente o moderatamente dal capitale naturale” spiegano Gwen Busby e Skye Macpherson, rispettivamente Head of Research and Strategy e Head of Portfolio Management di Nuveen Natural Capital. “Tuttavia lo sviluppo economico degli ultimi decenni ha degradato questo capitale alterando gli ecosistemi e trasformando i paesaggi”. Ma qualcosa è cambiato e oggi esistono investimenti capaci di spingere il mondo verso un utilizzo più consapevole di questo capitale e verso una gestione più “rispettosa” dell’ambiente e degli individui.

 

Ne sono convinti gli esperti di Nuveen che, alla luce di un’esperienza ventennale di investimento in risorse naturali per conto di TIAA (Fondo Pensione Insegnati Americani) e dei principali investitori istituzionali mondiali, vedono interessanti opportunità nell’investimento nel legname e nei terreni agricoli. “Questi investimenti hanno la capacità di salvaguardare gli stock di carbonio esistenti e di svolgere un ruolo chiave nella lotta al cambiamento climatico”, chiariscono Busby e Macpherson che indicano tre grandi motivi per investire in capitale naturale: crescita della popolazione; vincoli di approvvigionamento; crescente domanda di soluzioni climatiche scalabili.

 

“Secondo le Nazioni Unite, la popolazione mondiale è attualmente in espansione di oltre 67 milioni di persone all'anno” spiegano da Nuveen. “Entro il 2050, la produzione di cibo, fibre e legname dovrà sostenere una popolazione di oltre 9,7 miliardi di persone. Di fronte alla continua crescita della popolazione e alla base territoriale limitata, sono necessari investimenti per rendere i terreni agricoli e boschivi più produttivi e sostenibili, utilizzando pratiche rispettose dell'ambiente e socialmente responsabili”.

 

Non solo. “Sia il legname sia i terreni agricoli devono affrontare vincoli di approvvigionamento in molte aree geografiche. Sempre secondo le Nazioni Unite, la superficie forestale globale si sta riducendo di 4,7 milioni di ettari all'anno. Le foreste naturali rimanenti sono sempre più protette per la conservazione della biodiversità e la mitigazione del clima, per aiutare a combattere la deforestazione e la gestione insostenibile”. Infine, “le allocazioni al capitale naturale possono aiutare a bilanciare i settori ad alta intensità di emissioni all'interno di un portafoglio istituzionale, aiutando a raggiungere gli obiettivi climatici in modo efficiente e senza dover sacrificare i rendimenti” continuano Busby e Macpherson. “Gli investimenti in soluzioni per il capitale naturale hanno anche il potenziale per generare crediti di carbonio verificati, fornendo agli investitori esposizione ai mercati del carbonio in crescita”.

 

Ma ci sono altri due importanti ragioni che rendono l’investimento in capitale naturale interessante in questa fase storica: il potenziale di diversificazione e la copertura dall’inflazione. “L'aggiunta di investimenti di private market in terreni agricoli, boschivi o entrambi a un portafoglio aumenta la diversificazione, riduce la volatilità e migliora i rendimenti” afferma Giampaolo Giannelli, Global Client Group Vice President, di  Nuveen. “La bassa correlazione, o addirittura negativa, con gli indici azionari e obbligazionari, sta spingendo i principali Wealth Managers europei ad introdurre queste classi di attivo nel portafoglio dei propri clienti, come già accaduto in passato per i portafogli della clientela istituzionale”.

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