La Fininvest impiegherà più tempo del previsto per recuperare i pieni diritti di voto sul 30% del pacchetto azionario di Banca Mediolanum. Secondo quanto si legge su Il Sole24 Ore, lo slittamento rispetto alle attese iniziali, che stimavano per fine gennaio la chiusura del dossier, sarebbe legato a questioni tecniche e riconducibili essenzialmente alla tipologia di iter al vaglio della Bce. Tant'è che nell'avvio del nuovo anno, secondo quanto ricostruito da Il Sole24 Ore, il dialogo tra la holding della famiglia Berlusconi e Francoforte sarebbe stato continuativo tra richiesta di informazioni e successive integrazioni. 

Tuttavia, secondo quanto si apprende, allo stato attuale la percezione diffusa sarebbe che il dossier sia destinato a sbloccarsi non prima di sei mesi, salvo accelerazioni improvvise. Un cambio di passo che si incrocia con una importante scadenza in agenda per Mediolanum: il rinnovo del consiglio di amministrazione della banca. II nodo Bce Il dialogo tra Fininvest e la Bce sulla quota "congelata" di Mediolanum è partito alla fine dello scorso anno. Dopo le assemblee de130 novembre delle holding di controllo che hanno ridisegnato governance ed equilibri tra gli eredi di Silvio Berlusconi, il successivo consiglio di amministrazione della società ha deliberato circa la verifica dei requisiti di onorabilità dei neonominati consiglieri, Eleonora Berlusconi e Michele Carpinelli, come richiesto dalla regolamentazione che Fininvest è tenuta a rispettare in virtù della sua partecipazione al capitale di Banca Mediolanum. 

In questo modo, il via libera delle autorità, non appena notificato, avrebbe dovuto mettere in moto in automatico il processo di "scongelamento" di quella quota del 20% di Fininvest sterilizzata dal 2014 a causa della perdita dei requisiti di onorabilità da parte del fondatore Silvio Berlusconi. Così non è stato, e stando a fonti qualificate, i tecnici al lavoro sul dossier stimano ora la chiusura dell'intera procedura in cinque-sei mesi. Dunque prima della pausa estiva. Nel frattempo però i grandi azionisti di Mediolanum sarebbero sempre in contatto, complice anche la necessità di informazioni su un investimento, quello di Fininvest in Mediolanum, che ha un peso rilevante in termini di redditività sul portafoglio della holding.

II dialogo, peraltro, risponde a legami solidi tra le due famiglie, in passato sigillati in un patto parasociale che, non appena si definirà il tema dei diritti di voto in Mediolanum, con ogni probabilità tornerà di attualità. Nel 2019, l'accordo storico che blindava 51% del capitale di Banca Mediolanum non è stato rinnovato a causa dei provvedimenti di Bankitalia e della Bce. E la disdetta del patto ha portato anche all'uscita di rappresentanti di Fininvest dal board della banca della famiglia Doris. Proprio il consiglio di amministrazione della banca è in scadenza con l'approvazione del bilancio del 2023. II prossimo i8 aprile è così in agenda l'assemblea e il successivo cda, ed appare difficile che per allora Fininvest possa votare con l'intero 30% in suo possesso. 

Dunque, l'allungamento dei tempi sul ripristino dei diritti di voto e il contestuale slittamento di eventuali rinnovi del vecchio patto di sindacato che ha legato i fondatori delle due realtà, Silvio Berlusconi ed Ennio Doris, sembra dunque far supporre che anche in questa fase si vada verso un consiglio in continuità, senza rappresentanti di Fininvest e questo anche se le condizioni della holding come investitore siano destinate a mutare.