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3/18/2020 | Redazione Advisor
“Le medicine sono due: la medicina monetaria, che è come l’anti-infiammatorio, e la medicina fiscale che è come l'antibiotico. La prima la somministra la Bce, ed è un po' restia. L'altra la devono somministrare i politici. Non è più il tempo di chiedere il permesso”. Ad indicare la ricetta per guarire l’Italia dal virus economico-finanziario è Ennio Doris, presidente di Banca Mediolanum che, in un’intervista rilasciata a Il Foglio, indica senza esitazioni quelli che sono i grandi rischi che il paese corre da un punto di vista economico. E, soprattutto, non nasconde la sua perplessità in merito all’efficacia dei 25 miliardi previsti dal decreto “Cura Italia”.
Alla domanda posta da Salvatore Merlo su Il Foglio: “I nostri 25 miliardi basteranno?”, Ennio Doris risponde: “Sono quelli della flessibilità massima che ci è stata concessa. Ma noi dobbiamo fare quello che serve. Non quello che è concesso. E se il virus non viene sconfitto, nel medio-lungo periodo 25 miliardi non bastano. Ora nessuno compra e nessuno vende, bisogna impedire la crisi di liquidità. In economia vale lo stesso principio con il quale si è capito che andava affrontato il virus: risposte drastiche, draconiane, e tempestive. Col virus tutti hanno perso tempo. Prima i cinesi, poi noi, adesso Germania, Francia e Stati Uniti. Questo non deve avvenire in economia. Prima dai la medicina, più questa è efficace e meno dosi ne devi prendere. Quando il virus sarà alle spalle la capacità di recupero dell'economia sarà corrispondente alla rapidità degli interventi”. Quindi che bisogna fare? “Giusto rinviare le scadenze fiscali. Ma ci vogliono fortissime riduzioni fiscali di medio-lungo periodo per incentivare gli investimenti e i consumi. Riduzioni per i lavoratori e anche per le aziende”.
A rischio il futuro delle imprese italiane, di tutti i settori. Imprese che rischiano di essere acquistate a prezzi stracciati. “Quando i valori delle aziende crollano in Borsa com'è avvenuto in questi giorni, il rischio c'è sempre. Perché altre aziende o altri istituti con disponibilità economica si trovano di fronte l'opportunità di acquisire a prezzi molto convenienti. Questo non riguarda solo le aziende italiane, ovviamente. Riguarda tutte le aziende quotate. In tutto il mondo. Ma l'Italia ha una fragilità. Il nostro è un mercato azionario particolarmente volatile”, chiosa Doris che, anche in questo caso, indica una sua ricetta: “La Francia per esempio ha dichiarato di essere disponibile a nazionalizzare le aziende. Perché questo pericolo esiste anche là. La Germania mette a disposizione del suo sistema industriale ben 550 miliardi. Segnalo che nessuno parla più di `aiuti di stato'. Non ci sono più censure. L'Europa che uscirà da questa storia tremenda del coronavirus sarà molto diversa dall'Europa che abbiamo fin qui conosciuto. Credo che moltissime regole, moltissimi dogmi saranno superati. Lo spero. Di sicuro non è più il momento in cui per agire bisogna chiedere il permesso. È il momento di fare tutto quello che è necessario non solo per proteggere le aziende da operazioni ostili, ma per garantirne la sopravvivenza. In questo momento sono tutti fermi. Le aziende non fanno cassa. Significa che il sistema industriale va sostenuto. Ne va della sua sopravvivenza”.
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