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4/14/2017
Negli ultimi 30 anni le famiglie italiane sono progressivamente uscite dal comparto degli investimenti, assecondando la logica dell’accumulo delle risorse risparmiate, invece di dirigerle verso soluzioni finanziarie finalizzate, siano esse assicurative, previdenziali o di investimento. È quanto emerge dall’ultimo Rapporto GfK su Sentiment e Risparmio delle famiglie Italiane, presentato al Salone del Risparmio 2017. Secondo gli esperti di GfK, questo cambiamento del mercato retail, che sottrae risorse al sistema economico e non aiuta le famiglie a gestire in modo più armonioso e sinergico le proprie finanze familiari, è da ascrivere a più motivazioni.
In primo luogo, la bassa auto-percezione di competenza finanziaria delle famiglie. A questo aspetto si unisce un progressivo allontanamento negli anni dalle tematiche finanziarie: l’interesse ai temi finanziari coinvolge oggi meno di un quarto dei decisori finanziari italiani rispetto alla quota di unp su due che si registrava nel 1987. Le famiglie mostrano, inoltre, difficoltà nell’identificare interlocutori a cui concedere fiducia, evidenziando l’opportunità per l’Industry di riaffermare e rafforzare la percezione di solidità del sistema finanziario. Non solo. La distanza delle famiglie rimaste ancora “fuori” dagli investimenti è in parte anche da ascrivere alla focalizzazione fino ad oggi dell’offerta sui segmenti e target core, costituiti dalle famiglie con caratura patrimoniale di livello medio-alto e alto.
Rispetto ai primi anni 2000 l’industria del risparmio gestito ha radicalmente cambiato le caratteristiche della clientela in portafoglio, che oggi è costituita per la quasi totalità da clienti con asset affluent e private, che effettuano investimenti crescenti di masse nel risparmio gestito. È invece uscita una quota importante di mercato “medio”. Secondo GfK, esiste, infatti, un bacino di quasi 5 milioni di famiglie, che non ha attualmente investimenti finanziari, ma asset interessanti (compresi fra i 10.000 euro e i 100.000 euro), che si dimostra reattiva ed interessata ad una ottimizzazione dell’asset allocation attuale delle proprie risorse finanziarie, riducendo la quota di liquidità (l’accumulo appunto) in favore di prodotti finanziari con obiettivi di programmazione, previdenza e crescita del capitale.
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