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Giuliani (Azimut): "Puntiamo fuori confine per crescere a due cifre"

12/1/2014 | Alessandro Chiatto

Il ceo e presidente del gruppo punta il dito contro le SGR estere: "La concorrenza vera in Italia ce la fanno loro che hanno un tax rate inferiore: non ci fanno vivere"


“Vogliamo restare una società che cresce, per questo stiamo andando all'estero dove si cresce di più. Con nuovo piano industriale le masse cresceranno del 10 - 15%”. Così Pietro Giuliani (nella foto), presidente e ceo di Azimut Holding, che ha illustrato oggi durante una conferenza stampa a San Paolo in Brasile la strategia globale del gruppo. “Il piano 2015 - 2019 non è stato capito - ha proseguito Giuliani - e chi lo ha capito ne beneficerà in futuro. Sull'Italia vado avanti 5 anni senza problemi. All'estero il contributo lo avremo fra 5 - 10 anni. Da quando siamo partiti all'estero abbiamo investito 90 milioni per arrivare al breakeven in 3 anni. In Australia l’investimento di 70 milioni in 10 anni ci porterà al raddoppio delle masse”. Davide Barenghi e Giuseppe Perrucci gestiranno la holding brasiliana.
 
 
Tuttavia, gli analisti “ci puniscono perché vorrebbero sapere i numeri del piano in estremo dettaglio. Faccio un mestiere diverso dagli analisti. Si ricrederanno quando vedranno i numeri rispettati". Parlando dell'Italia, Giuliani ha sottolineato come oggi "il 25% del gestito è in mano a stranieri, che hanno il tax rate lussemburghese: la concorrenza vera ce la fanno loro con tax rate inferiore. In Italia non ci lasciano vivere". Eppure, ha aggiunto Giuliani "i nostri clienti hanno una performance media del 5%. Mettere soldi nel risparmio gestito di Azimut rende oltre il 5%, una performance più alta della media". 
 
 
Sul fronte reclutamenti, Giuliani ha ricordato che il gruppo riesce “a inserire 100 nuovi pf in più all'anno”. Abbiamo fatto due piani quinquennali e li abbiamo portati a compimento ed “entro 2019 portafoglio medio nostri consulenti (ex-promotori) sarà di 20 milioni di euro”. Secondo quanto emerso dalla conferenza in merito, il gruppo spende in media 5.000 euro l’anno per la formazione dei propri professionisti, mentre la raccolta dovrebbe arrivare a 5 - 6 miliardi entro fine anno. Quanto al recente accordo con l’Agenzia delle Entrate, Giuliani ha detto che Azimut ha “pagato un obolo per sostenere il paese” e che la tentazione, di fronte all'accanimento del Fisco, sarebbe quella di "trasferirsi a Lugano". “Con 34 milioni di accantonamenti - ha concluso Giuliani - Azimiut ha pagato 85 milioni di tasse. L’utile netto, quindi, scenderà a circa 70 milioni”. 

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