Gennaio a tutto gas sui mercati. Con la discesa infatti ai minimi dal dicembre 2021 del gas stanno calando anche le pressioni inflattive liberando l’ottimismo degli investitori.  Queste prime settimane del 2023 hanno registrato i migliori rialzi degli ultimi 14 anni. Vero che venivamo dal peggior anno della storia dei mercati, con ribassi nell’ordine del 20% per le azioni e del 16% per il reddito fisso a livello globale, ma un cambio così repentino del sentiment tra gli investitori ha sorpreso un po’ tutti. 

 

Piazza Affari ha guadagnato infatti circa l’11% e allo stesso tempo l’entusiasmo su una potenziale frenata del caro prezzi ha riportato in auge anche i titoli di Stato col Btp che questo mese è risalito di circa l’8%. Eppure in tanti ancora, soprattutto nella sfera più retail dei risparmiatori, preferiscono restare alla finestra di fronte a una volatilità che non accenna a rallentare e visti i timori di una recessione dietro l’angolo.

 

Ma a questo punto la domanda che circola di più tra i risparmiatori è quella se sia il caso o meno di tornare a puntare sui mercati e se sì, meglio su azioni o obbligazioni? La storia ci aiuta ad interpretare le mosse degli investitori e, numeri alla mano, il pendolo vira dalla parte dell’equity. Guardando, infatti, indietro agli ultimi 10 anni, alla performance del Btp a 10 anni, e agli indici di Piazza Affari emerge un confronto edificante. Da una parte il nostro titolo di Stato ha infatti guadagnato il 44%, con una volatilità anche abbastanza rilevante considerando i diversi momenti storici e l’attenzione di volta in volta sul Paese; dall’altra Piazza Affari, come ha anticipato Affari & Finanza stamane, ha raddoppiato il proprio valore con l’indice della Borsa italiana che tra fine gennaio 2013 e fine 2023 ha guadagnato il 111%, comprendendo il contributo dei dividendi reinvestiti alla rivalutazione dei prezzi e quindi il dato total-return, con punte del 180% per le mid-cap tornate fortemente protagoniste sui mercati internazionali per la propensione all’export. 

 

All’interno del listino emergono  alcune eccellenze  che sottendono trend di lungo periodo di competitività del Paese. A guidare i rialzi nell’ultimo decennio troviamo, infatti, aziende come Interpump (841%) e Stm che ha guadagnato l’808% in scia al boom di domanda di semiconduttori a livello globale. Sul terzo gradino del podio Recordati nei farmaci per malattie rare (602%) e a seguire Amplifon (599%). Tra le migliori anche la Erg della famiglia Garrone che negli ultimi anni s’è rifocalizzata sulle rinnovabili abbandonando il vecchio business della raffinazione. 

 

Nella top ten delle soddisfazioni di Piazza Affari compaiono anche un paio di finanziari molto vicine tra loro: Unipol nelle assicurazioni (+280%) dopo l’acquisizione di Fondiaria e la successiva integrazione, mentre tra le banche svetta Banca Generali (284%) guidata dall’a.d. Gian Maria Mossa entrato proprio 10 anni fa nell’istituto e autore di un rally che ha permesso al titolo di emergere tra i finanziari puntando su un modello di business trasparente e sostenibile basato sulla qualità delle soluzioni e dei propri banker nella consulenza, tracciando una crescita unica nel private banking. L’altra faccia della medaglia vede fanalino di coda Saipem e Telecom che hanno subito le dinamiche riorganizzative e crescente concorrenza nel settore. Concludendo, a dispetto degli umori dei mercati e dell’impatto di eventi così impattanti come quelli registrati nel 2022, la fiducia degli investitori per i mercati esce vincente nel confronto di lungo periodo con le azioni che vincono il tanto conclamato derby contro i bond.