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5/29/2020 | Daniele Riosa
“La ripresa dell’attività produttiva in Cina prosegue a passo spedito ma nuove nubi si affacciano all’orizzonte. Tornano le tensioni fra Pechino e Washington, sullo sfondo di una nuova guerra commerciale e tecnologica”. Paolo Mauri Brusa, gestore del team multi asset Italia di GAM (Italia) SGR, rileva che “in questi giorni sono tornate di attualità le tensioni fra Pechino e Washington, prima con le accuse sulla provenienza del virus, creato in laboratorio secondo l’amministrazione americana, poi con le proteste contro l’introduzione di una legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong che ne minerebbe l’autonomia”.
“Le recenti mosse della Casa Bianca – sottolinea il manager - gettano le basi per un attacco potenzialmente più ampio all’economia cinese che vada oltre il semplice commercio. L’amministrazione Trump ha recentemente bloccato il previsto investimento in azioni cinesi da parte del Fondo Pensione Federale (TSP). Oltre a questo continuano le contromosse per contenere l’espansione cinese nel 5G, all’interno di un piano più ampio per limitare le ambizioni in tutta la catena di fornitura di apparati tecnologici”.
La Cina “ha prontamente risposto con un progetto d’investimenti da 1400 miliardi di dollari con l’intento di rendersi a sua volta sempre più indipendente dalla tecnologia americana. Le tensioni hanno ovviamente condizionato il listino cinese che nell’ultima settimana è sceso in misura marginale, ma in controtendenza rispetto al resto del mercato. I prezzi sicuramente incorporano ancora le conseguenze dell’epidemia e della precedente tornata di conflitti commerciali. Le valutazioni dal punto di vista fondamentale restano interessanti e sono a sconto rispetto agli altri listini globali, ma al momento consigliamo prudenza”.
L’esperto ritiene che “Trump intenda mostrare risolutezza nei rapporti con la Cina per risollevare la sua popolarità in vista delle imminenti elezioni, evitando comunque strappi eccessivi al fine di non compromettere la ripresa dell’economia e dei mercati finanziari”.
Vasileios Gkionakis, head of fx strategy di Banque Lombard Odier & Cie SA, sottolinea anche lui “la forte ripresa degli attriti tra Stati Uniti e Cina, con l’amministrazione americana che accusa Pechino di aver gestito male l’epidemia da Coronavirus e minaccia delle ritorsioni. Nel frattempo, mentre il Renminbi cinese è una delle valute emergenti più stabili, il recente aumento delle tensioni tra i due colossi mondiali si è rivelato uno sviluppo degno di nota e non gradito al tempo stesso. Abbiamo adeguato le nostre previsioni per il Renminbi cinese, che ora stimano il 7,08 e il 7,03 rispettivamente per il 2° e il 4° trimestre. Anche se il nostro scenario di base prevede che non saranno introdotti nuovi dazi, riteniamo che le tensioni tra i due Paesi rimarranno elevate nei mesi precedenti alle elezioni americane di novembre. Questo dovrebbe vedere il Renminbi incorporare un certo premio di rischio”.
Andrew Ness, portfolio manager di Franklin Templeton emerging markets equity, si concentra sulle ripresa cinese e guarda al futuro con ottimismo: “La situazione generale in tutta il Paese – spiega - ci ispira fiducia: stiamo assistendo alla riapertura di fabbriche, i lavoratori migranti tornano al lavoro dopo una pausa iniziata con le celebrazioni del Capodanno cinese, e l’attività industriale sta tornando a un utilizzo di almeno il 90% della capacità. Mentre altre economie emergenti escono dal lockdown. osserveremo attentamente eventuali differenze nel comportamento dei consumatori rispetto a prima del Coronavirus”.
Per il gestore “è ancora troppo presto per descrivere quali saranno gli aspetti di una ripresa dell’economia su ampia scala, ma siamo convinti che la Cina e le economie di altri Paesi confinanti dovranno contare maggiormente sulle riprese interne, considerando i problemi da affrontare nel breve termine con le interruzioni delle rotte commerciali globali”.
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