Tempo di lettura: 2min

Il futuro delle utility passa dal “low carbon”. Ecco perché

10/7/2019 | Redazione Advisor

I gestori di Pramerica SGR: “L utility statunitensi sono in ritardo rispetto alle loro controparti europee in termini di generazione di energia a impatto zero”


“Le singole utility riflettono i passi concreti del settore verso la decarbonizzazione”. Peter Cody e Tatiana Spineanu, rispettivamente US e European Investment Grade Credit Research di PGIM Fixed Income (gestore delegato di Pramerica SGR), comincia la sua analisi dall’Europa dove “anche se praticamente tutte le aziende del continente stanno implementando strategie di transizione energetica, da un’analisi interna emerge che il ritmo del cambiamento varia ampiamente. Ad esempio, Iberdrola e Orsted hanno notevolmente migliorato il loro mix di generazione e ridotto l'intensità di CO2, mentre RWE, CEZ o ENBW mantengono portafogli a CO2 più elevata”.

Per quanto le utility statunitensi “in genere siano in ritardo rispetto alle loro controparti europee in termini di generazione di energia a impatto zero, numerosi fattori di mercato, come il gas naturale più economico e le sovvenzioni per la produzione di energia da fonti rinnovabili (eolico e solare), continuano a rendere la produzione di energia attraverso l’uso del carbone sempre più costosa e incentivano le aziende a modificare le sorgenti da cui generare energia”.

“La decarbonizzazione del settore delle utility – prevedono il gestore - continuerà probabilmente nel prossimo futuro, tanto negli Stati Uniti quanto in Europa, ma rimane molto difficile stabilire se il processo sarà abbastanza veloce da placare le preoccupazioni dell’opinione pubblica in merito alle emissioni di carbonio di questo settore. Noi di PGIM Fixed Income crediamo che l’integrazione dei criteri ESG nel processo di investimento possa permettere di identificare società con vantaggi competitivi che si rifletteranno positivamente sui rendimenti dell’investimento stesso, e per quanto riguarda il settore delle utility, crediamo che l’elemento più importante sia quello ambientale”.

Sebbene la correlazione tra l’impronta di carbonio e gli spread del credito, ad oggi, sia scarsa, “nel nostro processo di selezione bottom-up prestiamo comunque particolare attenzione a quelle società con un’impronta ambientale minore o per cui si prospetta un’importante riduzione delle emissioni nel prossimo futuro; questo perché tra due obbligazioni dai rendimenti equiparabili emesse da due diverse società, il titolo il cui emittente ha un’impronta di carbonio inferiore offre una sorta di assicurazione nel caso in cui il mercato inizi a chiedere uno spread più elevato per le realtà che hanno un maggiore impatto sull’ambiente”.

“Allo stesso modo, per le società con un’impronta di carbonio superiore, richiediamo un premio sullo spread del credito per compensare i rischi legati a una possibile carbon tax o a costi che queste si potrebbero trovare a sostenere in futuro, ad esempio a causa di una modifica nella normativa”, concludono i gestori Pramerica SGR.

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?