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11/4/2016
Mancano ormai quattro giorni alle elezioni americane - si vota l'8 novembre - da cui uscirà il nome del 45esimo presidente degli Stati Uniti d’America. Dagli ultimi sondaggi ormai è emerso un testa a testa tra i due candidati, la democratica Hillary Clinton, moglie dell’ex presidente Bill Clinton, e il tycoon Donald Trump, in corsa per i Repubblicani. I gestori che operano nei mercati azionari, obbligazionari e valutari di tutto il mondo stanno cercando di valutare quanto la vittoria di uno o dell’altro candidato possa influenzare i loro portafogli.
Gli equity guys, guardano anzitutto alla storia e i dati dicono che Wall Street ha registrato risultati migliori durante le presidenze democratiche: dal 1929 (anno del grande crollo della Borsa americana) le presidenze democratiche hanno offerto un rendimento annualizzato del 14,7% contro il 5,4% delle presidenze repubblicane. E anche escludendo la presidenza di Herbert Hoover (marzo 1929 - marzo 1933), concomitante con la Grande Depressione, il rendimento medio annualizzato repubblicano sale al 9,2%.
Ma al di là della statistica, gli esperti fanno notare che le elezioni non sembrano avere un'influenza diretta sulla performance complessiva del mercato azionario, maggiormente influenzato dalle condizioni macroeconomiche, dalle valutazioni e dalle politiche monetarie. Quello che conta, invece, a livello di specifici settori e aziende, sono le politiche governative. Prendiamo il settore energetico che ha visto lo shale oil, il petrolio prodotto dalla frantumazione delle rocce di scisto bituminoso, protagonista della recente rivoluzione energetica americana. Kasia Kiladis, direttore investimenti di Fidelity International (quarto gestore al mondo per masse in gestione), ricorda che Clinton è "una strenua sostenitrice della tutela dell'ambiente e quindi una sua vittoria sarebbe positiva per il settore delle energie pulite, come solare ed eolico, mentre una vittoria di Trump, contrario alla normativa ambientale, potrebbe essere positiva per i produttori USA di combustibili fossili, tra cui i produttori di shale, il settore del carbone e le raffinerie, ma negativo per i settori delle green energy".
All’opposto, fa notare il team di investimento Legg Mason, il tema degli investimenti in infrastrutture è uno dei pochi punti che accomuna i due contendenti. Dei diversi miliardi di dollari messi a budget da Clinton e Trump, una fetta importante della spesa fiscale sembra che sarà destinata da entrambi al rinnovamento di strade e ponti: la prima propone un piano quinquennale di spesa complessivamente pari a 275 miliardi; il secondo prevede di spenderne almeno 500 miliardi attraverso l’emissione di nuovo debito.
Un altro settore finito sotto i riflettori è l’health care. "Qualora Clinton divenisse presidente ma i Repubblicani mantenessero il controllo della Camera, le attuali politiche sanitarie dovrebbero continuare. In questo scenario, prevediamo qualche pressione sui prezzi dei farmaci, ma non una riforma significativa. Ma se i Democratici conquistassero sia la Casa Bianca che entrambe le Camere del Congresso, sarebbe probabile un cambiamento più significativo dei prezzi dei farmaci e l’estensione dell’Obamacare. Ciò favorirebbe gli ospedali e latecnologia medica, in quanto maggiori pazienti avrebbero accesso alle cure, mentre i settori farmaceutico e biotecnologico registrerebbero un periodo difficile, con incertezze in merito alle future politiche sui prezzi dei farmaci” dice Nicolas Janvier, gestore azionario USA di Columbia Threadneedle.
Diversamente, prosegue, “se Trump dovesse conquistare la Casa Bianca ed entrambe le Camere, i titoli farmaceutici e biotecnologici dovrebbero sovraperformare, mentre gli ospedali risentirebbero probabilmente delle maggiori incertezze legate a un'abrogazione dell'Obamacare”. Sul reddito fisso, Anthony Doyle, investment director del team retail fixed interest di M&G Investments, ricorda che una vittoria di Hillary Clinton porterebbe probabilmente una minore volatilità nel breve termine rispetto alla prospettiva di un presidente tycoon. “Una vittoria di Trump sarebbe vista come un evento risk-off nel breve termine, con un abbassamento dei rendimenti dei Treasury, un aumento del dollaro statunitense e un sentiment più debole rispetto agli asset dei mercati emergenti” spiega. Considerato, però, che entrambi i candidati sono fautori di una politica fiscale più morbida, in entrambi i casi i prezzi dei titoli di Stato secondo Doyle si ritroveranno probabilmente sotto pressione nel corso del 2017.
Nel lungo termine, invece, bisognerà guardare le politiche che il vincitore sarà in grado di implementare data la costituzione del Congresso, “fondamentali nel determinare le prospettive per l’economia e di conseguenza per i mercati obbligazionari e valutari”. Le divergenze, infatti, riguardano anche le agende di politica monetaria di ciascun candidato. “Hillary Clinton è un sostenitore di Janet Yellen, mentre Donald Trump ha criticato l'approccio e metodi dell'attuale presidente della Fed. Se vince, potrebbe favorire una sua sostituzione nel 2018. Ma prima che ciò accada Janet Yellen potrebbe giocare le sue carte” dice Benjamin Melman, head of asset allocation & sovereign debt di Edmond de Rothschild Asset Management.
Più scettico sul fronte delle ripercussioni sulla politica monetaria, appare invece Christopher Molumphy, cio di Franklin Templeton Fixed Income Group: “Non riteniamo che le elezioni siano in grado di condizionare più di tanto il percorso dei tassi di interesse a meno che i fondamentali economici non mutino significativamente. Con il superamento dell’attuale incertezza legata alle elezioni si dovrebbero superare le resistenze e obiezioni nel proseguire il percorso di graduale stretta monetaria”.
Quanto all’asset rifugio per eccellenza, il metallo giallo, ETF Securities ha analizzato tutte le 22 elezioni americane che si sono succedute a partire dal 1928, individuando trend ricorrenti nel tempo per quanto riguarda l’oro e il mercato azionario. “Riteniamo che l’oro potrebbe registrare un rally del 10% nei prossimi 12 mesi se Trump vincerà le elezioni di novembre, perché determinerebbe più imprevedibilità politica di qualsiasi altro presidente da generazioni, soprattutto per quanto riguarda la leadership della Federal Reserve americana e la strategia di politica monetaria. Al contrario l’oro potrebbe perdere fino al 6% se Clinton diventasse la prima donna presidente” spiega James Butterfill, head of research & investment strategy per ETF Securities. Tuttavia, Butterfill ricorda che il prezzo del metallo giallo è destinato comunque a crescere. Motivo? “L’impegno di entrambi i candidati nella pianificazione di grandi interventi infrastrutturali aumenterà il deficit della nazione e farà salire l’inflazione, due elementi positivi per il prezzo dell’oro nel lungo periodo” conclude.
Ma quali sono le reali probabilità di vittoria di Hillary Clinton e di Donald Trump? E quali saranno i reali effetti sui portafogli degli investitori? Ne parleremo in diretta web lunedì 7 novembre alle ore 15 durante il secondo appuntamento di ADVISOR TALK che vedrà la partecipazione straordinaria di Alessandro Fugnoli, strategist e autore de "Il Rosso e Il Nero".
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