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Petrolio: prezzi verso i 55 dollari entro fine anno

8/2/2016 | Redazione Advisor

Il crollo è momentaneo secondo Roberto Cominotto, gestore del fondo Julius Baer Multistock – Energy Fund di GAM. Ecco perché


Il petrolio a inizio settimana ha rotto al ribasso la soglia psicologica dei 40 dollari al barile per la prima volta dallo scorso aprile: il greggio è oggetto di sell-off a fronte di continui timori per l'eccesso di scorte mondiali; la domanda è considerata insufficiente per ridurle. Il petrolio torna così in territorio "orso" avendo perso oltre il 20% dai recenti massimi (-60% rispetto a giugno). Proseguirà la fase ribassista nei prossimi mesi? Non tutti gli osservatori sono d'accordo. 

"Nell’ultimo anno la produzione di petrolio è diminuita di circa un milione di barili al giorno portando il mercato del petrolio in equilibrio prima di quanto ci si aspettasse. Nel corso dei prossimi due mesi, mentre dal nostro punto di vista ci attendiamo un contesto di crescita, è probabile che si paleserà in maniera più graduale a causa di limiti infrastrutturali. Nel frattempo la domanda di petrolio è in crescita a livello globale, in special modo per quanto riguarda i mercati emergenti: le importazioni cinesi hanno toccato livelli record ed anche la domanda indiana ha sorpreso al rialzo nel primo trimestre dell’anno" spiega Roberto Cominotto, gestore del fondo Julius Baer Multistock – Energy Fund di GAM.

"Guardando ai prossimi 6-9 mesi riteniamo che il mercato del petrolio sarà in una condizione di equilibrio al netto di qualche fluttuazione stagionale. Riteniamo anche che la produzione statunitense continuerà a calare fino alla fine del 2016, di pari passo alla diminuzione della produzione in paesi come Venezuela, Messico, Colombia, Cina e Nigeria" prosegue Cominotto. Il gestore ritiene che il focus del mercato si sposterà presto a quanto accadrà il prossimo anno, nel quale si aspetta un deficit dal lato dell’offerta.

"L’anno prossimo prevediamo che la produzione statunitense inizierà a crescere di nuovo in maniera moderata, ma anche che le conseguenze dei tagli agli investimenti nel settore cominceranno ad avere effetti anche sul resto del mondo: è probabile che la quota di produzione convenzionale diminuirà nel 2017, soprattutto per la diminuzione del numero di impianti di trivellazione in funzione. Immaginiamo inoltre che difficilmente l’attività al di fuori degli Stati Uniti potrà recuperare prima del 2018". Di conseguenza Cominotto si aspetta che i prezzi si dirigano verso i 55 dollari al barile per la fine dell’anno, arrivando in area 60 dollari al barile nel 2017. "Crediamo dunque che il mercato non si trovi a fronteggiare una ripresa di breve durata: l’impatto dei tagli degli investimenti saranno percepiti negli anni a venire" conclude.

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