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Gestore della settimana - "L'Asia? Ha ancora un futuro promettente"

6/23/2014 | Max Malandra

È la regione nel mondo che può vantare la crescita più rapida, data la sua veloce espansione degli ultimi anni grazie alle esportazioni nei Paesi sviluppati e investimenti in asset fissi. Ma come sarà il futuro? Lo rivela Hugh Young di Aberdeen AM


L’Asia è la regione nel mondo che può vantare la crescita più rapida, data la sua veloce espansione degli ultimi anni grazie alle esportazioni nei Paesi sviluppati e investimenti in asset fissi. Nonostante questa crescita stia rallentando, è bene ricordare che secondo il Fondo Monetario Internazionale si attesterà per quest’anno al 6,7% circa e al 6,8% nel 2015, mentre i tassi di crescita globale si attesteranno al 3,6 e al 3,9 nel 2014 e nel 2015. A essere convinto sul futuro promettente dei Paesi in via di sviluppo è Hugh Young, veterano dei mercati emergenti e gestore di Aberdeen AM.

 

 

Quali sono le prospettive per l’Asia?

Le società sono competitive, i management di alta qualità, i business hanno grandi prospettive e i bilanci sono solidi. Ma pur con tutto questo, i multipli sono da titoli sottovalutati. Quindi occorre stare tranquilli: l’Asia e la Cina in particolare non sono alla vigilia di un caso Lehman. Parlando con il ceo di Unilever, gli chiedevo dove stessero investendo e trovando opportunità di crescita: lui mi ha risposto con una sola parola: Asia. Nei prossimi vent’anni, la classe media porterà l’economia della regione a spostare il proprio focus da una dipendenza dall’export a consumi domestici.

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Eppure spaventano, oltre al rallentamento dell’economia, i prestiti dubbi e il cosiddetto shadow banking…

La Cina sta riducendo il tasso di crescita del Pil, e questo è salutare. Ma estrapolare da questo un collasso dell’economia ce ne corre. Certo, è possibile che questo avvenga, ma non è certo lo scenario principale. La leadership cinese è consapevole dei problemi del Paese e ha varato il più ambizioso programma di riforme dai tempi di Mao. E va ricordato che non è una democrazia, ma il partito comunista è lo stato: quindi si faranno. Inoltre controlla le principali banche del Paese, senza contare che la Cina ha disponibilità finanziarie enormi, a partire dai 4mila miliardi di dollari di riserve. Per tutte queste ragioni crediamo che il collasso cinese sia improbabile.

 

 

Da un colosso all’altro: come giudica la situazione dell’India?

La decisiva vittoria alle elezioni da parte di Narendra Modi ha spinto il mercato domestico, con una certa euforia nel mese di maggio. Il nuovo primo ministro ha annunciato un governo più snello e giovane rispetto alla precedente amministrazione. L’outlook sul Paese è migliorato grazie alle aspettative di una ripresa degli investimenti e della spesa domestica con il nuovo governo; ci si attende un miglioramento delle deboli infrastrutture e un incremento dell’occupazione. Senza contare che la nomina a presidente della Reserve Bank of India dell’economista Raghuram Rajan, nel momento peggiore della crisi, lo scorso anno, aveva già iniziato a calmare i mercati e ridare fiducia al Paese. Permane comunque parecchia volatilità: i titoli non sono a buon mercato come quelli di altri Emergenti, il nuovo governo ha molte sfide da affrontare e le riforme potrebbero richiedere più tempo del previsto per avere degli effetti concreti. 

 

 

Elezioni in India, ma anche in Indonesia: qui cosa potrebbe cambiare?

Il mercato azionario ha corso sull’euforia delle elezioni ma i rialzi sono stati limitati dal profit-taking. Sul fonte politico, le imminenti elezioni presidenziali di luglio verranno massicciamente contestate e questo aggiunge incertezza: molto dipenderà dall’efficacia del governo entrante nello spingere le riforme. Tuttavia, il grande mercato domestico rappresenta il principale “cuscino” contro possibili venti contrari dall’esterno. Ricchezza e classe media crescenti e urbanizzazione supportano la crescita storica dell’Indonesia. Noi restiamo investiti nelle società che abbiamo scelto e che sono in ottime condizioni. È probabile che i mercati saranno volatili, ma questo rappresenta l’opportunità di comprare i titoli delle società presenti nei nostri portafogli a valutazioni più attraenti.

 

 

Insomma, bisogna tornare a credere in questa Asia….

Qualche mese fa su FT si riportava la notizia che Temasek, il fondo sovrano di Singapore, ha comprato per 6 miliardi di dollari una quota del 24% di Watson, la più grande catena di farmacie e negozi di bellezza, simile alla britannica Boots o all’americana Walgreen, ma con già oltre 10mila punti vendita. Il messaggio quindi è: Singapore scommette sulla classe media asiatica. Del resto non bisogna dimenticare che in Cina “crisi” si scrive “wei-ji”, che è l’unione di due parole, “wei” che significa pericolo e “ji” che vuol dire opportunità. 

 

 

 

CHI È HUNG YOUNG
Hugh Young, britannico, è nell’industria del risparmio gestito dal 1980. Dopo alcune esperienze in Fidelity e in Mgm Assurance, dal dicembre del 1985 è gestore dei fondi azionari Asia di Aberdeen da  Londra. Nel 1992 fondò la sede di Singapore dell’asset manager britannico e ne è ora Managing Director, contribuendo a far diventare il gruppo Aberdeen in uno dei maggiori al mondo.

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