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12/31/2012 | Massimo Morici
Che il settore dei vini pregiati sia un'asset class da includere nel proprio portafoglio, non è certo una novità per gli investitori (e magari intenditori) più accorti. E per rafforzare un'opinione ormai sempre più diffusa sul mercato è salito in cattedra Andrew della Casa, direttore di The Wine Investment Fund, in un recente intervento comparso sulla stampa britannica di settore.
Qualche numero: della Casa ha ricordato che dal 1988, anno in cui si è cominciato a raccogliere i dati, i vini pregiati hanno generato in media un ritorno del 12,1%, mentre sul fronte del rischio, considerando ogni quinquennio dal 1988 in poi, le bottiglie delle case più prestigiose hanno incassato solo un periodo con ritorni negativi (-1,1%). Mica male se consideriamo che il FTSE 100, l'indice delle principali società quotate in Europa, nello stesso arco di tempo ha segnato per ben 72 volte un rendimento negativo, con un picco di -39%.
Dobbiamo quindi, alla luce di questi dati, considerare il vino pregiato un porto sicuro? Piano con l'entusiasmo: la regola aurea della cautela vale anche in questo caso. Basti considerare che per uno che se ne intende, come della Casa appunto, solo le prime 35 firme di vino Bordeaux su un totale di 8.650 case vinicole registrate possono essere categorizzate come "investment grade". Non solo. Nel medio e lungo termine, il buon vino ha dimostrato di essere un'asset class a basso rischio, ma negli ultimi 12 mesi il trend sembra essere cambiato, con una forte correzione rispetto ai risultati straordinari del 2009 - 2011: il Liv-ex 100 index, per esempio, è giù del 29% rispetto al picco, rispecchiando una situazione di ipervenduto con prezzi ben al di sotto tendenza.
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