Negli ultimi anni, la crisi del debito sovrano in Europa ha costretto gli investitori ad una fuga in massa. Oggi, quell'esodo rappresenta un'opportunità autentica per le valutazioni degli investitori. 

Fino alla fine di settembre, le azioni europee venivano scambiate al 16% in meno dei mercati azionari globali, una media di gran lunga inferiore agli ultimi 24 anni. Da un punto di vista del valore degli investitori, l'opportunità sembra del tutto convincente. Mentre si tende a restare cauti e diffidenti dinanzi alle imprese in difficoltà, nei cosiddetti paesi periferici, se si esclude Grecia, Italia, Spagna e Portogallo, la ricerca di Tawhid Ali (AllianceBernstein) dimostra come il quintale più economico (20%) di "non-financial stock" abbia un rapporto debito netto con il mercato azionario del 70%. Per queste azioni, il flusso di "free cash" è sorprendentemente forte.

 

Gli investitori del mercato azionario europeo hanno atteso per lungo tempo un barlume di ripresa sostenibile sul fronte azionario. Oggi, commenta Tawhid Ali, è più facile cercare e trovare i catalizzatori di una potenziale ripresa. La minaccia del debito sovrano è stata attenuata dalle mosse intraprese dal presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, con i vari summit che ancora hanno il fine di un'unione fiscale. E con più di un trilione dislocato per supportare la liquidità delle banche, il sistema bancario europeo sembra anch'esso più sicuro. 

Naturalmente, la riforma strutturale è la parte più complicata. Ma una volta sfondato quel muro la strada potrebbe tornare ad essere in salita.