Secondo un report pubblicato dal Financial Times, i fund managers sarebbero stanchi della direttiva, bollandola come "un fardello" a distanza di un solo anno dalla sua attuazione
Un fardello, un peso che grava sugli asset manager, vale a dire sui gestori di patrimoni che, tramite l'attività di asset allocation, definiscono le politiche atte a massimizzare il rendiconto di un fondo, escludendo il più possibile i rischi. Ecco come è vista la direttiva Ucits IV a distanza di 12 mesi dalla sua applicazione in Europa.
A circa 700 delegati è stato chiesto - in occasione di una conferenza a Londra lo scorso mese - un giudizio sulla direttiva che pone le basi per una profonda trasformazione del mercato europeo, innovando profondamente la disciplina in tema di passaporto del gestore, libertà di stabilimento e libera prestazione di servizi. Il 27% di loro ha risposto "pollice verso". Circa un quarto resta indeciso sulla sua efficacia.
Rob Lay, a capo della sezione "distribution partners" per l'Europa ed il Medio Oriente (UBS Global Asset Management) ha dichiarato che i risultati del sondaggio non debbono sorprenderci. "I costi e le opportunità offerte dalla direttiva Ucits IV erano considerevoli, non a caso sto ancora aspettando i reali benefici dell'investimento. Sono di buone speranze e supporto l'Ucits IV, soprattutto dopo le energie spese".
Adam Fairhead, head of production development di HSBC Global Asset Management ha detto: "Il problema con la Ucits IV è che partita come una disciplina efficace, su carta, ma dal punto di vista concreto non ha ancora portato a risultati".
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