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Basta riforme indirizzate al risparmio gestito

4/11/2015 | Peter de Proft - EFAMA

All’industria del risparmio gestito è attribuito un ruolo centrale all’interno dell’attuale dibattito sul finanziamento dell’economia reale dell’Unione. Ma è ausipicabile una battuta d’arresto delle riforme, al fine di permettere una valutazione dell’impatto degli interventi realizzati fino ad ora.


All’industria del risparmio gestito è attribuito un ruolo centrale all’interno dell’attuale dibattito sul finanziamento dell’economia reale dell’Unione. Il progetto di Capital Markets Union (CMU) pubblicato lo scorso 18 febbraio dalla Commissione Europea riconosce centralità ai gestori nel processo di incentivazione dei finanziamenti di lungo termine in infrastrutture e PMI e di diversificazione delle fonti di finanziamento, come auspicato nel Green Paper sulla CMU pubblicato contestualmente al piano (COM(2015)).

 

In un contesto di ridotti investimenti, scarso spending su infrastrutture e PMI nonchè limitata concessione di crediti alle imprese da parte delle banche, l’industria europea della gestione del risparmio è ritenuta un interlocutore chiave nel dibattito con le istituzioni, per la capacità di canalizzare il risparmio di privati e gli asset degli investitori istituzionali verso l’economia reale. L’esistenza di barriere regolamentari può, tuttavia, limitare le opportunità create da questo momentum. Occorrerà in primo luogo verificare la direzione delle future iniziative legislative/regolamentari, in un momento in cui, peraltro, è ausipicabile una battuta d’arresto delle riforme, al fine di permettere una valutazione dell’impatto degli interventi realizzati fino ad ora, specie sulla competitività delle imprese. Il successo dei prodotti UCITS nel panorama globale dimostra, del resto, l’efficacia di una regolamentazione che ha saputo mantenere un equilibro tra esigenze di regolamentazione e appropriatezza degli interventi legislativi.

 

È importante che le ultime riforme in materia continuino a favorire la competitività del brand UCITS, data la concorrenza proveniente dai mercati globali. La centralità riconosciuta agli investimenti di lungo termine porta l’attenzione anche sul dibattito in tema di ELTIFs. Nel Green Paper sulla Capital Markets Union la Commissione ha richiesto feedback agli stakeholder sui possibili interventi da realizzare al fine di rendere tale prodotto una nuova concreta opportunità di investimento di lungo periodo sia a livello europeo sia, anche, globale.

 

La velocità con cui il processo di negoziazione e approvazione del regolamento è stato concluso evidenzia l’interesse e la volontà politica di promuovere tale iniziativa, che emerge del resto anche dalla proposta di regolamento sui Fondo Europeo Strategico per gli Investimenti (c.d. FESI) (2015/0009 (COD)) del piano Juncker. In particolare, la Commissione ha prospettato nel Green Paper la possibilità di includere «the extension to ELTIFs of advantages currently available for national regimes». Allo stesso modo, la recente proposta per la creazione di un prodotto pensionistico personale unico a livello europeo da parte dell’associazione europea della gestione del risparmio (EFAMA) è considerata fondamentale per stimolare il contributo privato al finanziamento dell’economia, con i gestori parte attiva nella canalizzazione del risparmio di lungo periodo verso investimento di lungo termine. L’industria del risparmio gestito ha, dunque, importanti sfide da raccogliere e un ruolo centrale da rivestire nei piani di finanziamento dell’economia europea negli anni futuri, con possibili risvolti anche sui modelli di business. Tale riconosciuta centralità, tuttavia, non deve indurre a ritenere i gestori/fondi candidati più facili ad essere designati quali entità a rilevanza sistemica. L’adeguata diversificazione e l’appropriata regolamentazione delle attività rende il dibattito su tali entità assai differente da quello condotto sugli altri istituti finanziari.

 

Pur riconoscendo la legittimità dell’esercizio attualmente condotto dal Financial Stability Board/IOSCO sulle imprese finanziarie non bancarie e non assicurative, volto ad identificare i soggetti sistematicamente rilevanti a livello globale (cc.dd. NBNI G-SIFIs), si ritiene fondamentale che gli organismi internazionali (e, in particolare, per il Consiglio per la stabilità finanziaria) realizzino una valutazione sugli effetti che la regolamentazione post-crisi ha avuto sul settore prima di procedere a designare nuove entità sistemiche. Del resto, l’esercizio di analisi e designazione dei gestori/fondi a rilevanza sistemica risente a tutt’oggi del bias derivante dalla disciplina bancaria, essendo i criteri utilizzati per l’individuazione delle banche sistemiche ripresi nell’attuale dibattito per fondi di investimento e SGR, senza considerare invece le specificità e caratteristiche proprie del settore. Inoltre, la difficile reperibilità di dati relativi alle attività dei fondi rende ancora difficile un’appropriata valutazione della loro rilevanza sistemica. È dunque auspicabile che la seconda consultazione FSB/IOSCO, attualmente in corso, faccia chiarezza su tali profili e dissipi i numerosi dubbi ancora presenti nel dibattito internazionale.

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