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5/25/2015
Il destino del modello distributivo delle reti è stato al centro del discorso tenuto dal presidente Assoreti, Matteo Colafrancesco (nella foto), sabato 23 maggio durante il Covegno annuale dell'associazione svoltosi a Capri e che, quest'anno, celebrava i trent'anni dalla fondazione.
“Il modello distributivo delle reti”, ha subito chiarito Colafrancesco, “integra oggi inequivocabilmente un servizio di consulenza personalizzato, attento e completo, che abbina l’assistenza continua di un professionista qualificato alla forza dei brand, alle metodologie di ricerca e di analisi dei mercati, ai software per la profilatura della clientela e per la valutazione dell’adeguatezza, agli strumenti digitali e ai dispositivi di firma elettronica, alle misure e alle procedure di controllo, alla responsabilità patrimoniale dell’intermediario per gli illeciti del consulente (ex-promotore)”.
Un modello che secondo il presidente dell'associazione si basa su due grandi capisaldi della disciplina italiana dell'offerta fuori sede: l'obbligo di avvalersi di un professionista abilitata, e l'obbligo del monomandato. "Tali capisaldi si sono integrati con la nuova disciplina del servizio di consulenza e continueranno a formare l’ossatura del modello anche dopo il recepimento della MiFID2, naturalmente con i necessari adattamenti" ha sottolineato con forza Colafrancesco che manda un messaggio chiaro a tutti i detrattori dell'industria della promozione finanziaria: "Pur introducendo alcune novità (dalla product governance alla declinazione normativa dei tratti caratterizzanti la legittimità degli incentivi), la nuova disciplina non scalfisce il nostro modello industriale".
E i numeri ne sono una prova, dal 1999 le associate Assoreti hanno raggiunto una raccolta netta complessiva di 235 miliardi di euro e curano il risparmio di 3,5 milioni di clienti che hanno affidato masse per 340 miliardi. Non solo. Negli stessi anni la quota patrimoniale dei prodotti distribuiti sul territorio nazionale riconducibile all'attività svolta fuori sede è cresciuta dal 12,5% al 19,3%. E il contributo dell'industria al collocamento degli OICR aperti è pari al 30% della valorizzazione patrimoniale complessiva, contro il 18% del 1999.
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