“Ho come l'impressione che l'attuale dirigenza intenda l'associazione come un campo di calcio dove c'è la propria squadra che deve imporre il gioco agli avversari. Questo è un approccio inevitabilmente di scontro, di contrapposizione che non fa bene all'associazione”. Non usa giri di parole Marco Deroma, che, con un’intervista ad Advisoronline, conferma la propria candidatura alla presidenza di Anasf e non risparmia dure critiche a Luigi Conte. Il mio programma? “Esportare il modello Efpa in Anasf”.

Conferma che si candiderà al congresso di Anasf?
“Confermo quello che già  avevo detto a gennaio, ovvero che mi sarei candidato come capolista. Ricordo che le elezioni eleggono i delegati, poi i delegati eleggono il consiglio nazionale e successivamente questo elegge il presidente. Quindi oggi è comunque improprio parlare di candidature alla presidenza anche se, tutto sommato, ha un senso ma bisogna proprio avere chiaro come funziona il meccanismo di elezione dell’associazione. Quindi io, inevitabilmente, parteciperò alla competizione naturalmente per quanto riguarda la mia candidatura come capolista. In genere è il capolista che poi diventa presidente ma, naturalmente, attraverso dei passaggi che sono ormai codificati anche nella prassi solita dell’associazione”.

Si può affermare che lei sia il candidato di Alfonsino Mei?
“Non penso di essere mai stato il suo candidato. Però è chiaro che io con lui parlo e mi confronto spesso. Però ci tengo a precisare che vado avanti con una lista improntata al rinnovamento che possa almeno provare a cambiare le cose sul tavolo”.

Qual è la cosa essenziale che vorrebbe che cambiasse all'interno dell'associazione?
“Sicuramente l'approccio”.

Ovvero?
“Siamo su un piano inclinato che porta ad un precipizio che si chiama età anagrafica: stiamo invecchiando e c'è poco da fare. Quindi, quando ci si trova di fronte a tempi difficili, occorre riuscire a mettere tutti dalla stessa parte lavorando insieme per un obiettivo comune”.

Questo non sta avvenendo?
“Vede, ho come l'impressione che l'attuale dirigenza intenda l'associazione come un campo di calcio dove c'è la propria squadra che deve imporre il gioco agli avversari. Questo è un approccio inevitabilmente di scontro, di contrapposizione che non fa bene all'associazione. Come dicevo prima, c'è un ricambio generazionale troppo basso. Ma quando sento dire che, nell'ultimo anno, sono entrati 2250 nuovi CF non ci sto. Se lei scarica il documento sul regolamento elettorale dal sito dell’Anasf si può ricavare tranquillamente il numero dei delegati che è di 10.422 persone paganti. Se guardo ai dati del passato, quando ho fatto due anni il vicepresidente vicario a fine 2015, i paganti erano 10.668. Quindi non c’è nessuna crescita, siamo in presenza di una decrescita. E’ una chiara fake news. Gli iscritti sono sì aumentati, ma sono diminuiti coloro che pagano la quota. Io non mi domando che cosa abbiano portato i 2250 nuovi consulenti, io mi chiedo dove siano finiti i 2500 che si sono cancellati. I numeri dicono una cosa ben diversa di quella che ha affermato Conte. Io i dati li leggo, lui li usa”.

A quale soluzione pensa per migliorare la situazione?
“Riuscire a lavorare tutti insieme con lo stesso obiettivo senza più conflittualità secondo il modello Efpa Italia. Oggi Efpa è più grande e più ricca di Anasf pur avendo meno di un quarto come fatturato aggregato tra fondazione più società di servizi. Facciamo cose strepitose perché tutti lavorano nella stessa direzione senza conflittualità. Lavoriamo bene insieme e questo sarebbe il modello che vorrei portare in Anasf”.