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Un quinto dei CF italiani è certificato EFPA

10/3/2024 | Daniele Barzaghi

In Italia le certificazioni EFPA sono un po’ più di 11.500 (su 52.309 mandati nazionali), facendo del nostro Paese una delle aree di maggior diffusione dell’associazione.


In Italia le certificazioni EFPA sono un po’ più di 11.500 (su 52.309 mandati nazionali), facendo del nostro Paese una delle aree di maggior diffusione dell’associazione.

Gli advisor italiani hanno ottenuto infatti circa il 12% degli oltre 94.000 certificati emessi dall’European Financial Planning Association, non a caso oggi presieduta a livello europeo dal nostro connazionale Emanuele Carluccio, storico animatore del comitato scientifico della divisione italiana (struttura in cui a marzo è entrato anche il presidente di Ascofind, Massimo Scolari).

L’Italia era a inizio 2024 il quarto Paese per diffusione delle certificazioni dell’ente, dopo la Spagna, roccaforte con circa 34.000 attestati (forti della massiccia adesione da parte delle banche commerciali),  e Regno Unito (24.000, dal 2018) e Irlanda (15.000, dal 2019), mercati in cui un’industria della consulenza finanziaria maggiormente basata sul modello dell’indipendenza da mandanti rende ancor più importante e concorrenziale esibire un riconoscimento ufficiale delle proprie competenze professionali. Completano il gruppo di 11 Paesi in cui EFPA è presente l’Austria e la Francia (ciascuna con quasi 3.000 professionisti certificati), la Germania e la Polonia (oltre 1000 associati in ognuna) e con qualche centinaio di rappresentanti di Repubblica Ceca, Ungheria e Lussemburgo. Con  dialoghi avviati per future diffusioni in Portogallo, Slovacchia e Svizzera.

 

LA CRESCITA DEGLI ULTIMI ANNI

Se dunque i consulenti finanziari italiani ben figurano per adesione alla principale associazione di certificazione di categoria (un’adesione largamente autonoma, è bene ricordarlo, visto che sono poche le banche o reti che hanno formalmente invitato i propri mandatari a intraprenderne i percorsi) ciò che colpisce in particolare è la crescita dei numeri della divisione nazionale negli ultimi 7 anni sotto Marco Deroma, presidente di EFPA Italia dal 15 maggio 2018 fino a inizio agosto.

La divisione nazionale (creata nel gennaio 2002 per iniziativa di Anasf) aveva già raggiunto un efficace radicamento sotto la presidenza e segreteria generale di Aldo Varenna e Luciano Liccardo, con uno storico nucleo fondativo di circa 5.000 certificati, ma è negli ultimi anni che i numeri sono aumentati sensibilmente: +3,44% nel 2017 (raggiungendo i 5.956 professionisti), addirittura +13,94% nel 2018 (6.786 CF), +3,83% nel 2019 (7.046 CF), uno storico +36,91% nel 2020 dell’isolamento per Covid (9.647 CF), +5,57% nel 2021 (10.185 CF) e +8,90% nel 2022 (11.092 CF).

Tra 11.533 consulenti italiani associati a fine 2023 (ultimo dato ufficiale), tutti dotati anche di qualifica di Alternative Financial Advisor, la certificazione EFPA tuttora più diffusa è quella di European Financial Advisor – EFA (4.050), da sempre centrale rispetto a quella inferiore di European Investment Practitioner – EIP (3.014) e a quella superiore di European Financial Planner – EFP (278).

Ed è interessante vedere il successo di ciascuna di queste certificazioni rispetto al dato degli 11 Paesi europei: se, come si diceva in esordio, l’Italia conta circa il 12% delle oltre 94.000 certificazioni EFPA, rispetto al totale continentale risulta percentualmente maggiore il dato di diffusione degli EIP (18%) – che nel nostro Paese ha rappresentato l’ingresso nel mondo dei bancari –, mentre è inferiore quello di EFA (6,5%) e EFP (5%).

 

LA CERTIFICAZIONE ESG

E allora dove è che l’Italia ha il suo cavallo di battaglia? Nel successo della recente certificazione ESG, che verifica le competenze in materia di sostenibilità. Dei poco più di 7.000 associati EFPA europei autorizzati a esibire tale riconoscimento oltre 5.800 sono infatti italiani, con una percentuale di incidenza superiore all’83%.

Il percorso formativo inaugurato alla fine del 2020 (i primi certificati sono stati formalizzati il 29 gennaio 2021) permette di acquisire specifiche competenze in materia di finanza sostenibile, utili sia a sviluppare sensibilità personali, sia a fornire un servizio di consulenza finanziaria ai propri clienti quanto più attuale e completo: dal punto di vista dei professionisti si è rivelato un buon accesso a mondo delle certificazioni, visto che è il primo riconoscimento EFPA ottenuto da due terzi dei certificati Esg, e il trend di partecipazione è in rapida crescita, con un +74% nel 2021 (i primi 4187 certificati) e del 28% nel 2022 (superando i 5.300 attestati).

 

L’ADESIONE A LIVELLO REGIONALE

Dal punto di vista geografico, questa volta con riferimento alle diverse regioni italiane, appare significativo rilevare una certa disomogeneità nella diffusione delle diverse certificazioni. L’elenco pubblicato degli associati presente nel sito di EFPA Italia è strumento parziale, presentando i dati di residenza di soltanto 7.097 dei 11.533 associati nazionali, ma diventa più efficace se si osservano i due gradi di preparazione maggiore: per gli EFA (con 3.592 indicazioni regionali su 4.050) e ancor più per gli EFP (260 su 278).

La certificazione EFA, architrave di EFPA, è stata  ottenuta da circa l’8% tra i CF italiani, con evidenti polarizzazioni territoriali.

Se infatti il Nord Ovest del Paese – secondo quanto è possibile capire dall’elenco degli aderenti – appare mantenersi sotto la media (con la Val d’Aosta e il Piemonte al 4%, la Liguria al 7% e la pesante Lombardia – che conta un quinto dei CF italiani – ad appena il 5,5%) un’adesione più marcata appare quella del Nord Est (col primato del Trentino Alto Adige al 19% ma anche il 12% degli advisor di Friuli Venezia Giulia o il 9% in Veneto ed Emilia Romagna).

Il brillante dato delle Marche al 12% riequilibra una partecipazione del Centro Italia leggermente più basso rispetto alla media nazionale (7% in Toscana, Lazio e Sardegna, e 6% in Umbria), con un Mezzogiorno più attardato (7% in Abruzzo e Molise, 6% in Campania, 5,5% in Puglia e Basilicata e 5% in Calabria e Sicilia).

Gli EFP, la punta di diamante in termini di certificazione, rappresentano invece appena lo 0,5% dei consulenti finanziari a livello nazionale, e hanno una presenza regionale che oscilla tra lo zero in Val d’Aosta e l’1% della Basilicata. Con un buon 0,7% di Liguria, Trentino Alto Adige, Toscana e Lazio e uno 0,6% di Friuli-Venezia Giulia, Calabria e Sardegna; a dimostrazione di una adesione parallela tra Sud e Nord del Paese.

 

IL PASSAGGIO DA EFA A EFP

Una maggiore diffusione della certificazione EFP appare uno dei principali percorsi stabiliti da EFPA per stimolare l’irrobustimento delle competenze dei consulenti finanziari italiani: l’obiettivo, in particolare, è agevolare nel passaggio alla qualifica di livello superiore i 4.050 professionisti EFA, che ben conoscono l’ente e hanno già dimostrato un’attenzione a una formazione permanente.

In questo senso sono stati approvati alla fine dello scorso maggio i programmi formativi di 5 certificazioni monotematiche modulari che consentano di suddividere in più step e su un maggior arco temporale l’impegno formativo e di studio richiesto per integrare le conoscenze e le competenze già proprie dell’esame EFA, aggiungendo le tematiche necessarie al superamento dell’esame del livello EFP.

Il percorso prevede un totale di 20 ulteriori giorni di formazione, eventualmente suddivisibili in certificazione del Processo di Pianificazione Finanziaria (modulo PPF, 3 giorni), Tecniche avanzate di Analisi degli strumenti finanziari e di gestione di Portafoglio (TAP, 5 giorni), Pianificazione Patrimoniale e Successoria per il cliente privato ed imprenditore (PPS, 4 giorni), Private Market e investimenti alternativi (PMK, 3 giorni) e Dinamiche Economico Finanziarie d’impresa (EFD, 5 giorni), che il candidato dovrà conseguire in un tempo massimo di 3 anni per accedere alla prova d’esame finale, che consiste nella discussione di un case study di financial planning. Per un grado di competenza che l’European Banking & Financial Services Training Association (EBTN) corrisponde a un master universitario di secondo livello.

 

UNA PROPOSTA A LIVELLO EUROPEO

“Ciò che ha reso il progetto di EFPA un’esperienza di successo è stata la decisione, assunta sin dall’inizio, di portare avanti una proposta condivisa a livello europeo: tutte le decisioni relative ai contenuti dei programmi dei singoli certificati e alle regole di strutturazione dei relativi esami vengono assunte dal board di EFPA Europe su proposta dello Standard and Qualification Committee europeo” ha evidenziato il già ricordato Emanuele Carluccio. “Alle singole EFPA locali viene affidato il compito di customizzare, con un grado di flessibilità ben delimitato, i programmi per tenere in considerazione le eventuali specificità del singolo Paese e di predisporre le prove d’esame in lingua locale”.

“EFPA è diventata un’associazione riconosciuta a livello europeo, sistematicamente e periodicamente consultata dai principali stakeholder del settore, in continuo dialogo con le varie autorità  - dalla Commissione europea, all’Esma, all’Efama, all’Associazione europea delle banche e delle assicurazioni - e con le associazioni dei consumatori e impegnata, insieme a tutti gli altri soggetti coinvolti, nel delicato compito di definire i contenuti della Retail Investment Strategy che in misura determinante disegnerà il nuovo contesto operativo dei professionisti del settore della consulenza” ha ribadito il presidente di EFPA Europe. “Continueremo ad accompagnare i professionisti della consulenza in un percorso di crescita professionale e per consentire loro, mediante un bagaglio di competenze tecniche più ricco e profondo, di servire al meglio i loro clienti aiutandoli a raggiungere gli importanti obiettivi che di volta in volta si pongono. Crediamo nella qualità del lavoro portato avanti sinora”.

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