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3/19/2014 | Maurizio Bufi*
In una congiuntura economica quale quella che stiamo vivendo, la tutela del risparmio delle famiglie italiane deve essere al centro dell’attenzione degli operatori, e in primis della politica. Grazie alle risorse individuali accumulate, infatti, gli italiani hanno potuto far fronte alle crescenti necessità che la crisi economica ha creato, laddove si sono registrati tassi di disoccupazione elevati e il tessuto economico nazionale si è fortemente indebolito. Le conseguenze della diffusa crisi finanziaria ed economica sarebbero potute essere ben più pesanti, questo dobbiamo riconoscerlo.
Con questa premessa la nostra Associazione ha voluto fornire, a inizio anno, il proprio contributo al progetto del Job Act, sottolineando che un nuovo stimolo alla propensione al risparmio degli italiani e una pronta educazione al suo corretto utilizzo e investimento è compito dal quale la politica non si può esimere. Non solo, le recenti manovre finanziarie e le proposte di cui in questi giorni si legge su tutti i giornali impongono una decisa riflessione nonché un ulteriore intervento della nostra Associazione in materia, con la volontà di ribadire quanto già sottolineato a fine 2012 in occasione di un’audizione alla V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione) della Camera dei Deputati, relativa alla Legge di Stabilità 2013. Oggi, infatti,emerge con ancora più forza la necessità di richiamare l’attenzione sugli aspetti generali della fiscalità in materia di rendite finanziarie.
Assistiamo a una condizione di evidente sperequazione fiscale, derivante da una forzosa, quanto arbitraria, differenziazione nell'ambito delle rendite finanziarie tra redditi da capitale e redditi diversi, negativi o positivi che siano, senza possibilità di compensazione tra loro e tale anomalia si evidenzia ulteriormente analizzando gli OICR.
La nostra proposta consiste nell’unificazione delle definizioni "redditi da capitale" e "redditi diversi" in "redditi finanziari", con relativa modifica del TUIR. Le rendite finanziarie effettivamente maturate darebbero correttamente origine a gettito, mentre le perdite finanziarie conseguite troverebbero una idonea possibilità di compensazione. La soluzione prospettata risolverebbe la sperequazione esistente e anche il conflitto per gli intermediari e gli operatori, in applicazione della Direttiva 2004/39/CE MiFID, tra la tutela del potenziale danno fiscale subito dai risparmiatori (mediante contratti "alternativi") e la tutela del risparmio quale entità di principio, in particolare verso la clientela c.d. "retail".
Senza contare che il risparmio degli italiani è già soggetto ad una mini patrimoniale applicata a tutta la ricchezza finanziaria, con esclusione di alcuni specifici ambiti, e che quest'anno raddoppia rispetto alla sua introduzione.
Inoltre, è apparsa subito discutibile l'introduzione della Tobin Tax, che rappresenta di fatto una tassa sul pubblico risparmio e sulla competitività delle imprese. Infatti, questi particolari ambiti dovrebbero essere trattati con dei distinguo fondamentali in sede di applicazione, perché altrimenti si potrebbero generare effetti distorsivi nel sistema.
Riassumendo, occorre perseguire i seguenti obiettivi: correzione della sperequazione nella tassazione delle rendite, riunendo le rendite da capitale e quelle diverse in una unica, per consentire civilmente la compensazione tra guadagni e perdite al risparmiatore; il livellamento del campo di gioco, cioè una aliquota unica per tutti i tipi di sottostanti (inclusi i titoli di stato); la creazione dei Pir e la valorizzazione del risparmio con finalità produttive di lungo termine e la revisione della tassazione sul risparmio previdenziale.
Avere riguardo per una reale tutela del risparmio e per un efficiente quadro concorrenziale tra operatori dovrebbe esser una priorità anche per la politica.
*presidente Anasf
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