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3/28/2024 | Daniele Barzaghi
Pietro Giuliani (in foto), fondatore e presidente di Azimut Holding, ha convocato una conferenza stampa per offrire ulteriori dettagli sulla nuova banca varata dal gruppo: una società quotata, dotata di rete di distribuzione e istituto di credito digitale, di cui sarà amministratore delegato Paolo Martini. Una società, è bene ribadirlo, indipendente dal gruppo Azimut. (qui le prime informazioni sulla nuova iniziativa, da cui è partita la conferenza di Giuliani).
“La nuova banca sarà partecipata al 10% dai consulenti finanziari, al 22% da noi soci storici e una quota dal 15 al 50% potrebbe essere appannaggio di una grande banca, di una piccola o di entrambe. Chiudiamo col primo istituto bancario che si fa avanti con una proposta concreta" esordisce dal palchetto il fondatore del gruppo, non escludendo - su domanda diretta - la possibilità di una cessione a una banca straniera; anche se l'impressione è che abbia già sul tavolo trattative con soggetti italiani. E se UniCredit appare il nome scontato, non sarebbe da escludere ad esempio Banco Bpm, priva di una rete di consulenti e su cui Azimut si appoggia per i servizi bancari che oggi le mancano.
“Il 50% della nostra nuova società costerebbe oggi a un acquirente, a prezzi di mercato, circa 900 milioni di euro; ben meno di quanto sarebbe la cifra da sborsare per accapparrarsi Fineco o Banca Generali” prosegue Giuliani, ironizzando che il cartello “Vendesi” è già stato esposto.
“Se entra un istituto di credito noi soci storici staremo sotto il 10%. Se la new-co manterrà il profilo stand-alone staremo invece fuori, per non trasformare anche Azimut Holding in una banca" aggiunge e rimarca invece il pacchetto del 10% equity che sarebbe ceduto ai consulenti finanziari aderenti al progetto.
“Non so se avete presente il tiro al piccione” afferma provocatoriamente. “Negli ultimi anni Azimut, non avendo una banca alle spalle, è stata il piccione; preda delle strategie di recruiting dei nostri competitor. Ora, offrendo ai consulenti una partecipazione azionaria che nessun concorrente prevede, vogliamo iniziare a reclutare noi dalle loro divisioni. Peraltro, come gli analisti sanno, Azimut ogni cinque anni o raddoppia l'utile o raddoppia la dimensione. Ed è pertanto inspiegabile la debolezza del nostro titolo in borsa. Non dovremmo essere ultimi come capitalizzazione se siamo primi come raccolta netta e secondi come utile netto tra le reti quotate".
“La nuova società, la nuova banca, per cui è allo studio il nome commerciale, punta a raggiungere in un anno 160 milioni di euro di utile netto, con un valore intorno ai 2 miliardi. Visto che i nostri competitor hanno raddoppiato gli utili l'anno scorso, avvantaggiandosi della stagione di alti tassi di interesse era per noi il momento di creare una banca” prosegue, cedendo la parola a Paolo Martini, a.d. anche della nuova entità.
“La nuova struttura, quotata in Italia, sarà una growth bank, con una piattaforma fintech che sarà sviluppata a partire dalle esigenze dei consulenti. E, come Azimut, avrà una rete di consulenti e una parallela struttura di wealth management. Oltre a una struttura di family office per clientela milionaria UHNW” evidenzia Martini.
“La banca-rete (sarà rilevata una licenza bancaria, che oggi in Italia costa tra i 20 e i 30 milioni di euro) partirà con 1.000 dei 1.850 advisor di Azimut. Saranno scelti dalla società, senza criteri geografici, ma terremo conto delle auto-candidature, da sottoporre entro metà aprile” spiega Martini, facendo però intendere che i consulenti più storici resteranno sotto Azimut Holding. “La nuova entità inserirà altri 500 consulenti dal 2025 al 2029 - circa 400 cf e 100 wm - oltre a 50 dipendenti. Sul modello di successo del gruppo Mediolanum ci doteremo anche di una divisione spagnola, con quartier generale a Madrid e Barcellona, che sarà affidata a Riccardo Maffiuletti”, manager oggi responsabile dell'Area 5 del gruppo, ovvero le regioni italiane dalla Toscana al Mezzogiorno.
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