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Credit Suisse, il prestito di 54 miliardi non è risolutivo

3/16/2023 | Redazione Advisor

L’istituto di credito elvetico “assume un’azione decisa per rafforzare preventivamente la sua liquidità". Secondo Equita, la misura tuttavia difficilmente sarà sufficiente a risolvere i problemi della banca


Dalla Banca centrale svizzera è in arrivo un prestito di circa 54 miliardi di dollari per Credit Suisse. L’istituto di credito elvetico, come si legge in una nota, “assume un’azione decisa per rafforzare preventivamente la sua liquidità con l'intenzione di esercitare la sua opzione di prendere in prestito fino a 50 miliardi di franchi svizzeri", circa 54 miliardi di dollari "dalla Banca centrale svizzera".
Credit Suisse ha inoltre comunicato una serie di riacquisti di debito per un valore di circa tre miliardi di franchi

Ulrich Körner, amministratore delegato di Credit Suisse, spiega che la decisione di accettare il prestito fa emergere "un’azione decisiva per rafforzare il Credit Suisse mentre proseguiamo la nostra trasformazione strategica. Io e il mio team siamo determinati a procedere rapidamente per offrire una banca più semplice e specializzata, costruita intorno alle esigenze dei clienti".

 

"Riteniamo che l’iniezione di liquidità possa essere una misura di supporto nel breve termine - commenta Luigi De Bellis, co-head dell'Ufficio Studi di Equita -  ma difficilmente possa essere sufficiente a garantire una soluzione ai problemi della banca (fiducia del mercato sulla strategia/brand, ristrutturazione complessa) su cui sono necessarie misure più incisive"

Secondo l'esperto "non ci sono dubbi che il settore bancario italiano/EU sia più solido e capitalizzato rispetto al passato. Tuttavia, il rischio principale che vediamo con l’aumento dei timori di instabilità finanziaria è che venga colpito uno dei principali canali di trasmissione dell’economia ossia i prestiti bancari, con un deterioramento della volontà di concedere credito (sia in EU che USA). Il nostro posizionamento neutrale sui mercati azionari resta invariato, con una preferenza per i titoli di qualità rispetto ai ciclici. Riteniamo che le scelte di politica monetarie verranno inevitabilmente modificate, ma pensiamo sia necessario ancora una fase di aggiustamento" conclude De Bellis.

 

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