Nel 2010 tutti gli investitori con un'esposizione sul mercato turco hanno ottenuto ottime performance.

Solo lo scorso anno l'indice azionario di Istanbul, l'Ise national 100, ha registrato un incremento del 32,3%. Quest'anno tuttavia le azioni turche hanno perso circa il 5%.

Restano ancora molti i fattori che fanno ben sperare sulla crescita del paese. Infatti l'economia turca è una di quelle che cresce più rapidamente. Nel 2010, lo sviluppo delle attività ha generato un'espansione del Pil del 9,2% e per il 2011 l'ufficio studi di Raiffesen prevede un rialzo del 5%.

Un altro fattore da considerare è l'incremento dei salari ed il conseguente aumento dei consumi interni tra i più giovani. Il reddito pro capite ha superato il livello dei 10 mila dollari, che per i paesi emergenti è una soglia cruciale. si aggiunge un debito pubblicoin calo e l'obbiettivo del deficit di bilancio per l'anno in corso non supera il 2,8%.

Gli sviluppi positivi sono sostenuti dalle entrate dei privati e dagli investimenti esteri, che hanno continuato a crescere dal 2009.

Un elemento negativo da considerare è l'aumento dei prezzi delle commodity poichè la Turchia ha una forte dipendenza dalle importazioni di materie prime e la pressante domanda interna continua a rappresentare un rischio per la stabilità a lungo termine.

Si aggiunge l'importanza del mercato azionario turco, il secondo della regione dopo la Russia, che registra scambi giornalieri pari a 1-2 miliardi di dollari. Gli investitori non residenti detengono una quota compresa tra il 65% e l'85% del flottante.

In conclusione la Turchia ha più opportunità che rischi in aggiunta al fatto che il paese riveste un ruolo di cerniera tra Europa e Medio Oriente: ottime relazioni con i ricchi paesi del Golfo e un importante partner commerciale con l'Unione eurupoea