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6/18/2014 | Alessandro Chiatto
Nessun rilancio della Popolare di Vicenza sull'Opa già rifiutata da Banca Etruria. Il cda dell'istituto veneto chiude le porte alla trattativa con Arezzo: "Ci sembrava un'offerta valida - spiega il presidente Gianni Zonin (nella foto) a MF-Milano Finanza - ma spetta al singolo istituto valutare l'opportunità di aggregarsi o no con un determinato partner. La trattativa si ferma qui".
Il capitolo Etruria, quindi, è chiuso, anche perché Bpvi ora si concentrerà "sui dossier Cassa di risparmio di Ferrara e Banca popolare di Marostica, istituti interessanti per il nostro piano di espansione".
Le motivazioni della chiusura sono da ricercarsi nel fatto che Banca Etruria avrebbe gradito una fusione, storcendo il naso all'opa, seppur amichevole. I punti che non convoncono il board aretino sono il raggiungimento di una soglia del 90% delle azioni da parte della Popolare di Vicenza, la successiva trasformazione della banca in spa e l'entità del premio. Il prezzo offerto implicava un premio del 25,8% rispetto alla quotazione di borsa del 27 maggio (0,7949 euro). Un premio ritenuto poco remunerativo per soci che detengono in media meno di 100 titoli a testa.
Banca Etruria, ora, dovrà cercare un nuovo cavaliere bianco o procedere con un risanamento interno, che potrebbe passare non solo dalla cessione di sportelli, ma anche di rami d'azienda.
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