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Unione bancaria, c'è l'accordo sulle regole anti-crac

12/19/2013 | Alessandro Chiatto

I ventotto dell'Ecofin hanno scritto le regole per blindare l'universo creditizio europeo e salvarlo dal crac. Alla Bce il compito di sorveglianza coordinata sugli istituti


Definito il secondo stadio dell'Unione bancaria. I ventotto dell'Ecofin hanno scritto le regole per blindare l'universo creditizio europeo e salvarlo dal crac. Alla Bce il compito di sorveglianza coordinata sugli istituti, e creando un sistema di risoluzione (salvataggio o liquidazione) per le crisi possibili, oltre che un sistema per coprire le bancarotte susseguenti "nel giro di un fine settimana".

 

La Bce sarà il singolo supervisore del credito entro il 2014, anno in cui effettuerà una serie di valutazioni sullo stato patrimoniale delle grandi banche sistemiche per valutarne la tenuta. A fine esercizio, gli istituti dovranno correggere gli squilibri. Dal 2015, il primo stadio sarà a pieno regime. 

 

Il terzo pacchetto è la creazione di un sistema di garanzia unico per i depositi bancari, mentre il secondo si occupa delle risoluzioni, ovvero della gestione delle crisi bancarie. In questo stadio, l'accordo prevede il Srb, il board unico di risoluzione, proponga come salvare o chiudere una banca, con l'ultima parola anche sul ricorso al Srf, il fondo di risoluzione unico che gradualmente arriverà a 55 miliardi entro il 2025. L'ultima parola, per evitare riforme dei Trattati, sarà alla Commissione Ue, come richiesto dalla Germania. 

 

Il compromesso stabilisce che, in caso di risoluzione, il primo 8% degli asset sia coperto dai privati (azionisti, obbligazionisti e depositi oltre 100mila euro) e un secondo 5% dai fondi nazionali finanziati a priori dalle banche (55 miliardi). Da qui al 2025 entrerà in gioco un paracadute in fase di ideazione, finanziato dai fondi nazionali. In caso di emergenza, viene previsto un sistema per garantire dei finanziamenti-ponte che poggeranno su risorse nazionali, oppure ci si potrà rivolgere all'Esm, secondo le "procedure concordate", ma sulle quali ancora non c'è chiarezza. 

 

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