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1/16/2013
Cento voci di spesa, undici grandi categorie, tre anni di redditi dichiarati.
Tutto ciò per una boccata d'aria per le casse dello Stato, in perenne debito d'ossigeno, limitata a 815 milioni. Dovrebbe essere questa l'entità dell'apporto del Redditometro, il nuovo strumento a disposizione dell'Agenzia delle Entrate e operativo da marzo, alle entrate dell'Erario.
Il dato elaborato dalla Cgia di Mestre è ancora approssimativo, perché, sottolineano gli stessi esperti, "l'entità del gettito è di difficile individuazione". Secondo la Cgia la stragrande maggioranza degli introiti (circa 715 milioni) deriverà dal potere "dissuasivo" del Redditometro nei confronti dei contribuenti. Gli altri 100 fanno invece riferimento all'attività accertativa vera e propria.
I dati sono stati ricostruiti dalla Cgia in base alla "Relazione tecnica" al provvedimento del maggio 2010, che ha dato origine al nuovo meccanismo di accertamento da poco battezzato dal direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera. "Ci rendiamo conto che stiamo parlando di effetti economici sulle entrate poco più che marginali", ha commentato Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre.
Tanto rumore per nulla, allora? "Abbiamo gettato nel panico milioni di famiglie italiane" per un risultato limitato, è il concetto. "Sia chiaro - sottolinea Bortolussi - io spero che il Redditometro stani gli evasori totali, colpisca chi le tasse non le paga, ma se le previsioni di incasso sono queste, concentrate per la stragrande maggioranza sull'autotassazione, il pericolo che il redditometro tradisca le aspettative è quasi certo".
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