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1/15/2013
La Troika si spacca sull'austerità. Il presidente della Bce Mario Draghi si è schierato contro le recenti analisi del Fmi e in favore del rigore sui bilanci.
Draghi, scrive MF, ha ricordato che la stessa visione e' condivisa dagli esperti della Commissione europea. "Il consolidamento fiscale nei Paesi vulnerabili deve essere significativo per ripristinare la fiducia nella sostenibilita' dei conti pubblici. In tal senso l'attuale velocita' del consolidamento e' appropriata ed e' gia' stata modificata per Grecia e Portogallo". La questione dei moltiplicatori fiscali, cioe' dell'impatto delle misure fiscali (come l'aumento delle tasse) sulla crescita economica e' destinato a proseguire.
Il Fmi e' stato il primo a fare autocritica con il World Economic Outlook e con un paper del capoeconomista Olivier Blanchard: secondo il Fondo guidato da Christine Lagarde le analisi economiche hanno finora sottostimato le conseguenze recessive delle manovre. Questa opinione ha trovato seguito all'Europarlamento, che ha preparato una proposta di risoluzione nella quale si chiede "una strategia alternativa" sul debito.
Nel documento si fa esplicito riferimento agli studi Fmi. Anche nell'interrogazione alla Bce l'europarlamentare portoghese Nuno Melo (Ppe) ha ricordato l'outlook del Fondo e, riguardo ai Paesi periferici dell'Eurozona, ha osservato: "Mentre nei modelli di proiezione utilizzati si stimava che, per ogni euro di tagli alla spesa pubblica o di inasprimento dell'onere fiscale, si perdevano 0,5 euro a livello di pil, la realta' ha mostrato che tale impatto (il cosiddetto moltiplicatore) e' molto maggiore. Da quando e' iniziata la grande recessione nel 2008, per ogni euro di austerita' il pil ha perso un valore compreso tra 0,9 e 1,7 euro". Dunque la stretta fiscale sarebbe stata alla fine controproducente.
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