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10/11/2012
La Cina snobba l’assemblea annuale del Fondo monetario internazionale che si sta svolgendo in Giappone.
Ai lavori non parteciperà né il governatore Zhou Xiaochuan né il ministro delle Finanze Xie Xuren e neppure i più importanti banchieri del paese. Ci saranno solo i rispettivi numeri due.
Motivo: il contenzioso sulle isole Senkaku, amministrate dal Giappone ma situate nel mare della Cina orientale. La sovranità sul piccolo arcipelago, appena 7 chilometri quadrati disabitati ma ricchi di pesce e pare anche di preziosi giacimenti di gas, è reclamata da Pechino e Taiwan.
Lo “strappo” cinese, dai risvolti politico-diplomatici ancora imprevedibili, ha creato imbarazzo nelle autorità nipponiche impegnate con ogni mezzo nella buona riuscita del summit, a cui partecipano i “signore delle monete” di tutto il mondo. “Una decisione molto deludente”, commenta il ministro degli esteri giapponese Koichiro Gemba, senza aggiungere altro. Parlano però le proteste di piazza davanti all’ingresso del Tokyo International Forum, la struttura ultramoderna dove per tutta la settimana lavoreranno i delegati stranieri
Il no cinese al summit Fmi ha il sapore di una ritorsione. E’ infatti solo l'ultimo episodio di un'escalation di tensione che va avanti da settimane e più precisamente da quando Tokyo ha deciso di acquistare l'arcipelago da una famiglia giapponese che formalmente deteneva i diritti di proprietà. Nei giorni scorsi è assistito a manifestazioni anti-nipponiche in numerose città cinesi.
Le case automobilistiche Toyota, Honda e Nissan stanno pianificando di ridurre la produzione in Cina, a causa del drastico calo di vendite causato dalla nuova esplosione di tensione contro il Giappone.
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