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Mediobanca e le multinazionali

7/13/2012

Le multinazionali italiane sono dei vecchi lupi che non riescono a perdere i loro "vizi atavici". Lo ha certificato il Centro Studi di Mediobanca nel consueto report sulle multinazionali industriali.


Le multinazionali italiane sono dei vecchi lupi che non riescono a perdere i loro "vizi atavici". Lo ha certificato il Centro Studi di Mediobanca nel consueto report sulle multinazionali industriali.

 

Rispetto all'edizione dello scorso anno, scrive MF, i campioni nazionali sono passati da 15 a 16, grazie all'ingresso di Marcegaglia e Menarini e per l'uscita di Fincantieri. I rilievi mossi dagli esperti toccano i noti punti dolenti dei grandi gruppi industriali italiani. In primo luogo, sono piccoli tra giganti, visto che contribuiscono al fatturato aggregato Ue per il 7%, mentre quelle di Regno Unito, Germania e Francia pesano rispettivamente per il 24, il 22 e il 16%. Il podio delle multinazionali tricolori vede confermarsi Eni al primo posto con un fatturato 2011 di 109,6 miliardi. Seguono Exor a 84,4, che grazie al consolidamento di Chrysler per sette mesi supera Enel.

Già dal podio emerge un'altra caratteristica tipica: i colossi sono in mano a Stato e grandi famiglie. Il 55% dell'attivo delle multinazionali fa capo ad imprese pubbliche e il 44% a controllo familiare, contro una media europea del 12 e del 21%.  

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