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7/12/2012 | Massimo Morici
Che qualcosa non vada nel sistema finanziario mondiale lo dimostrano anche i più recenti interventi delle autorità vigilianti in Europa e negli Stati Uniti. Nel mirino sono finite tre grandi banche, colpevoli di aver chiuso un occhio di troppo sul fronte del riciclaggio del denaro e di aver confezionato prodotti e posto in essere strategie che avrebbero agevolato alcuni clienti ad evadere il fisco dei rispettivi paesi di appartenenza.
Così in poche ore si è venuto a sapere che le autorità fiscali tedesche hanno messo nel mirino 7.000 clienti di Credit Suisse per presunti abusi fiscali. Il tutto proprio mentre Berlino sta aspettando la ratifica del Parlamento tedesco dell'accordo "anti - evasione" con la Svizzera per tassare i patrimoni dei tedeschi detenuti "segretamente" nelle banche elvetiche. Ma di cosa sono accusati i clienti? Avrebbero camuffato i conti bancari in prodotti assicurativi esenti da imposte, i cosiddetti wrappers, proposti da una filiale del colosso elevtico delle Bermuda e banditi in seguito in Germania.
Intanto in Francia le agenzie di stampa riferiscono di perquisizioni negli uffici di Bordeaux dell'altra grande banca elvetica, UBS, in un'inchiesta su riciclaggio legata a presunte frodi fiscali che nelle scorse settimane aveva toccato anche le filiali di Strasburgo e Lione e che ha portato all'accusa di un dirigente. E sempre in materia di riciclaggio rischia davvero grosso negli Stati Uniti il colosso britannico HSBC. Il Financial Times stima una possibile maxi multa da 1 miliardo di dollari per mancati controlli in materia di riciclaggio di denaro.
La prossima settimana i vertici saranno sentiti in merito a Washington, mentre le agenzie stampa hanno divulgato ieri un documento in cui la banca ammette che i controlli interni nel periodo 2004 e 2010 avrebbero dovuto essere "più forti ed efficaci". Del resto che le autorità USA non scherzino quando una banca sgarra, lo dimostra la vicenda del gruppo assicurativo e finanziario olandese ING, accusato di aver aiutato società cubane e iraniane a muovere miliardi di dollari dentro e fuori di Stati Uniti e che aveva accettato lo scorso gennaio di pagare un’ammenda di 619 milioni di dollari.
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