Andrea Bonomi non si era mai rivolto con tanta chiarezza ai dipendenti di B.P.Milano. Dopo otto mesi di silenzioso lavoro ieri il presidente di Piazza Meda è uscito allo scoperto con una lettera firmata a quattro mani insieme con il consigliere delegato Piero Montani.
 
In particolare, scrive MF, la missiva, arrivata pochi giorni dopo gli arresti dell'ex presidente Massimo Ponzellini per la vicenda Atlantis, ha subito fatto il giro della popolare sia per la durezza di certi passaggi sia per l'incisivita' della strategia delineata.

La prima parte della lettera stigmatizza la precedente gestione della banca, gia' finita nel mirino della Banca d'Italia e della magistratura. "Le condotte di chi ha gestito direttamente o indirettamente la banca in maniera miope e insipiente stanno avendo ricadute estremamente negative sul nostro istituto, soprattutto dal punto di vista reputazionale". L'allusione e' al sistema emerso dalle indagini della Procura di Milano sul caso Atlantis. L'inchiesta condotta dai pm Roberto Pellicano e Mauro Clerici ha portato alla luce una struttura parallela che faceva credito a politici e vip dietro pagamento di mazzette. Eppure dalla lettera di Bonomi e Montani si evince che le problematiche della vecchia Bpm non sono state ancora superate.
 

"Nonostante il durissimo lavoro che è stato fatto fino a questo momento", spiega la missiva, "Bpm presenta ancora rilevanti problematiche anche di natura consociativa e clientelare, con cui la nuova gestione è costretta a scontrarsi spesso". Presidente e ceo sottolineano che questi fenomeni "non caratterizzano unicamente una categoria o una sigla ma risultano trasversali e presenti, seppure in maniera diversa, in tutti i gruppi che negli ultimi anni hanno avuto un ruolo di responsabilita' in Bpm" e "continuano a mettere a repentaglio l'esistenza stessa e il futuro di questa azienda".