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5/29/2012 | marco.gementi
"Non ci sarà nessun salvataggio europeo di Bankia".
Mentre lo spread BonosBund raggiungeva ieri il record a 511 punti base, la quotazione della nazionalizzata Bankia, quarto istituto di credito iberico, crollava del 26 per cento subito dopo l’apertura del fixing (poi il titolo ha chiuso a - 2,9%) e la borsa di Madrid scendeva ai valori del 2003, il premier conservatore Mariano Rajoy ha deciso di far sentire la sua voce in una conferenza stampa straordinaria. Un fatto che la dice lunga sulla estrema gravità della crisi iberica: era da 8 mesi che il leader dei popolari sfuggiva alla domande della stampa.
Dopo i 19 miliardi chiesti venerdì scorso dal neo-presidente di Bankia, Goirigolzarri, per risanare gli asset tossici dello sboom edilizio (oltre ai 4,4 miliardi già chiesti dallo statale Frob), la giornata si apriva con un’altra notizia che faceva venire i brividi. El Mundo rivelava che il governo pomperà altri 30 miliardi in altre tre ex casse di risparmio nazionalizzate,
Novagalizia, Banco de Valencia e Catalunya Caixa. Con Bankia, il montante totale è di 50 miliardi. Quasi quanto ha tagliato Rajoy con tre stangate in 5 mesi di governo con maggioranza assoluta (53, 3 miliardi di euro).
La domanda è dove l’Esecutivo troverà i soldi, tenendo conto che quest’anno deve ridurre il deficit dall’8,9% (era l’8,5% fino a due settimane fa, quando a sorpresa è affiorato un nuovo buco da 4 miliardi di tre regioni, Madrid, Valenzia e CastillaLeón). Soprattuto tenendo conto che lo spread incalza sempre più. El Mundo assicurava che la Spagna sarà costretta a chiedere un prestito a Bruxelles, come vuole già Comisiones Obreras, il principale sindacato.
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