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Crisi bancarie effetto collaterale della stretta monetaria

4/4/2023 | Redazione Advisor

Gli esperti di Eurizon spiegano che “il contesto di incertezza sul settore indurrà gli istituti di credito a inasprire ulteriormente le condizioni di concessione del credito, aumentando il livello di restrizione monetaria sul sistema economico”


“La Fed, la BCE e la quasi crisi bancaria”. Questo è il titolo dell’approfondimento del nuovo nunmero di The Globe”, la pubblicazione mensile di Eurizon sulle view di investimento della società.

Nel report si legge che “le tensioni emerse sulle banche regionali USA, culminate con il fallimento della Silicon Valley Bank, che hanno avuto Credit Suisse come punto di contagio in Europa, sono conseguenza indiretta della forte restrizione monetaria decisa da Fed e BCE nell’ultimo anno. Sono da considerarsi un effetto collaterale indesiderato nella lotta all’inflazione che Fed e BCE avevano dichiarato di voler perseguire a tutti i costi, anche a prezzo di una eventuale recessione o, implicitamente, di un incidente finanziario.Il fatto che quest’ultimo si stia materializzando è il segnale che le politiche monetarie sono arrivate a un livello restrittivo, indicazione di cui le Banche Centrali dovranno tenere conto. Queste tensioni arrivano infatti in un momento in cui il ricorso al credito da parte di famiglie e imprese è già in riduzione, in considerazione di tassi saliti a livelli elevati. Il contesto di incertezza sul settore bancario indurrà le banche a inasprire ulteriormente le condizioni di concessione del credito, aumentando il livello di restrizione monetaria sul sistema economico".

Per gli economisti “la combinazione crescita - inflazione attuale mostra economie tutt’ora più vicine al surriscaldamento che alla recessione. L’inflazione generale è risultata in calo negli ultimi mesi, grazie alla discesa dei prezzi delle materie prime, ma l’inflazione di base (inflazione core) non sta rientrando con la rapidità sperata, soprattutto in Eurozona dove ancora non si è registrato il picco. L’attività economica è in moderazione rispetto ai ritmi vertiginosi del 2021, ma rimane sufficientemente forte da sostenere tassi di disoccupazione ai minimi assoluti in Eurozona e in USA. I mercati finanziari hanno reagito alle tensioni sulle banche modificando le aspettative di politica monetaria in modo deciso. Al momento i futuresui Fed Funds prezzano che la Fed non alzerà i tassi nella riunione di maggio e inizierà ad abbassarli tra giugno e luglio. Addirittura il mercato monetario sconta che i Fed Funds scenderanno dal 5% attuale al 3% a fine 2024. Per la BCE le attese espresse dal mercato ipotizzano altri 50 punti base di rialzo prima dell’estate, ma poi anche la BCE è vista fermarsi e tagliare a partire dall’autunno".

Gli esperti di Eurizon sottolineano che “se, come probabile, le Banche Centrali faranno di tutto, con successo, per contenere l’instabilità finanziaria, queste aspettative potrebbero essere riviste gradualmente verso l’alto, soprattutto se i dati macro si mostreranno ancora una volta più resistenti del previsto. Il ritorno a Banche Centrali dai toni aggressivi, come nei mesi passati, è però un’ipotesi da considerarsi molto ridimensionata, proprio perché le turbolenze bancarie hanno mostrato che il grado di restrizione monetaria in atto è già molto alto. L’ipotesi di Banche Centrali meno aggressive rappresenta un contesto ancora favorevole ai mercati obbligazionari. Se da un lato è vero che i tassi a scadenza sono scesi rispetto ai massimi di inizio marzo, d’altra parte i livelli di Yield To Maturityrimangono interessanti rispetto al punto di partenza di un anno fa. Con curve dei tassi ancora orientate negativamente per gli emittenti core, le parti brevi e intermedie offrono tassi cedolari interessanti (carry), mentre le scadenze più lunghe offrono ampi margini di protezione dei portafogli in caso di rallentamento duro dell’economia. I tassi reali pagati dai titoli inflationlinkedsono positivi, sia in USA sia in Eurozona e, con la opportuna diversificazione e al netto della volatilità di breve periodo, offrono un’interessante occasione di remunerazione reale per i portafogli”.

“Per quanto riguarda le attività di rischio - proseguono - la volatilità sulle obbligazioni a spread è stata superiore rispetto all’azionario. Questo sia per effetto della decisione delle Autorità svizzere di penalizzare le obbligazioni subordinate rispetto alle azioni, sia perché le tensioni sulle banche hanno aumentato l’attenzione rispetto all’eventualità di altre turbolenze nel mondo del credito. Ai livelli raggiunti dagli spread, in area 500 punti base, le obbligazioni high yieldsi possono considerare storicamente interessanti, ma è altamente probabile che la volatilità rimanga elevata in un contesto di rallentamento macro e possibile aumento dei tassi di default. Tra le obbligazioni corporateappaiono più interessanti quelle Investment Gradeche, pur ad un livello di tasso a scadenza più basso, risultano meno esposte alle incertezze di scenario. I mercati azionari hanno corretto nella fase di massima incertezza, ma con una volatilità contenuta rispetto a episodi passati. Le valutazioni assolute sono storicamente interessanti e il premio al rischio rispetto ai tassi governativi è ampio”. 

“Le attese di rallentamento macro, senza escludere l’eventualità di frenata brusca, possono però essere ancora fonte di volatilità e potrebbero far proseguire il rallentamento degli utili già in corso, ma ancora non completato”, conclude il report di Eurizon.

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