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5/23/2018 | Greta Bisello
In pieno secondo trimestre ci si avvia a entrare nella parte calda dei mercati, quella estiva. Dopo la correzione di febbraio, il 2018 prosegue con cautela e nell'attesa di alcuni cambiamenti all'orizzonte. I fondamentali continuano a essere buoni ma quello che spaventa di più, come la storia insegna, sono gli elementi esterni a livello politico e geopolitico. Come ricorda Mondher Bettaieb, head of fixed income di Vontobel AM, nell'incontro con la stampa specializzata italiana a Zurigo, oltre la delicata situazione italiana ancora in attesa di un Governo, anche gli Stati Uniti vanno incontro alle elezioni di metà mandato a novembre, il primo grande esame della presidenza Trump. Preferire l'Europa sugli Stati Uniti è una conseguenza delle perplessità che arrivano da oltreoceano.
Come scritto in questi mesi, il 2018 è stato e continuerà a essere l'anno delle elezioni in numerosi mercati emergenti. Su questo Thomas Schaffner, sottolinea l'importanza della Cina che sta subendo un consistente cambiamento grazie al piano di riforme messe in campo (il 70% dei fondi si concentra infatti nella zona asiatica); interessanti anche altri mercati come India, Singapore, Indonesia e Corea.
Su questo tema gli fa eco Luc D'Hooge, head of emerging markets fixed income, che rimane fiducioso sugli emergenti che "non hanno mai fatto registrare performance negative due anni consecutivi", nonostante ciò la cautela rimane d'obbligo anche in questo caso per fattori esterni come partiti populisti che avanzano, crisi geopolitiche come quella commerciale che è destinata a mettere in difficoltà tanto gli Stati Uniti quanto gli altri Paesi. Le migliori occasioni, prosegue l'analisi D'Hooge, si scovano analizzando ogni singolo caso con le sue peculiarità. Anche eventi come default finanziari, nella loro negatività, porebbero avere una parte di rischio già scontato; è il caso del Venezuela, tornato tristemente attuale nella sua "nuova" era con il rieletto Presidente Maduro.
Che l'approccio più efficace sia quello di selezione attiva lo pensa anche Thierry Larose, emerging market local currency, e spiega come alcune caratteristiche quali la sostenibilità di un Paese, il livello di democrazia raggiunto o la governance non sono certo quantificabili in termini economici ma rappresentano un argine importante per possibili complicazioni future e quindi una granzia di migliori performance.
Non essere strettamenti legati al benchmark permette di essere più liberi ma anche critici; ne è esempio concreto il caso Turchia: i prossimi anni sono difficili da prevedere ma basandosi sull'attualità è un Paese che non può rientrare nel panorama Vontobel. Oppure ancora quando si guarda alla Russia, non è possibile non tenere in considerazione che la sua moneta, il rublo, sia legata a doppio filo alle sorti dell'oil and gas.
Philip Ammann, cfa analyst, pone l'accento su un tema di grande attualità, quello degli ESG, su cui Vontobel mantiene "un approccio olistico che permette di monitorare anche le performance finanziarie", questi due elementi vanno mano nella mano e di qui l'importanza di questi fattori per cercare di limitare fattori di rischio. Ammann inoltre ribadisce che gli investitori sono ulteriormente tutelati dall'azione di engagement e votazione che permette un'altra scrematura delle società riducendo la scelta alle più virtuose.
Insomma in questo 2018 continuare a monitorare le banche centrali, soprattutto la Bce con la conclusione del QE e capire in quale direzione andrà la nuova forma di Governo italiano con uno spread che sale non generando almeno per il momento allarmismo, ma che, conclude Cristophe Bernard, chief strategist, dovrebbe quantomeno mettere pressione alla coalizione giallo verde.
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