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3/16/2018
Questi primi giorni dell’anno ci hanno ricordato che la volatilità non è sparita dai mercati. Il 2018 potrebbe essere un anno di transizione in cui si riaffaccia l’inflazione e le politiche monetarie delle Banche centrali potrebbero diventare, dopo molti anni, meno accomodanti. In questo scenario, l’investitore obbligazionario dovrà sempre di più effettuare una attenta valutazione dei fondamentali e dei prezzi per prendere posizione sulle classi di attivo a maggior valore e meglio attrezzate per fronteggiare questa nuova fase. È quanto è emerso al GAM Alternative Fixed Income Day, che si è tenuto ieri a Milano. All'incontro hanno partecipato tre esperti della casa di investimento elvetica: Jeremy Smouha, investment manager della strategia GAM Credit Opportunities (uno dei fondi più venduti in Europa nel 2017); Ralf Gasser, senior product specialist fixed income GAM; Thomas Mansley, investment director - investment management asset backed di GAM.
"Difficilmente il 2018 sarà un proseguimento del 2017: la volatilità è troppo bassa da troppo tempo, potrebbe manifestarsi un’accelerazione dell’inflazione, il rischio geo-politico si presenta con fonti di incertezza locali (Brexit, Corea del Nord, Medio Oriente) e con l’imprevedibilità dell’amministrazione USA nei rapporti commerciali con il resto del mondo. Impossibile determinare gli effetti sui mercati, e nei portafogli, di così tante variabili" ha spiegato Jeremy Smouha, investment manager della strategia GAM Credit Opportunities. "La soluzione migliore è accettare l’incertezza e adottare approcci selettivi e flessibili, in grado cioè di adattarsi rapidamente ai cambi di scenario. La ripresa in Europa resta convincente e la ciliegina sulla torta, è costituita da Basilea IV. L’accordo definitivo rende i requisiti patrimoniali più stringenti rispetto ai precedenti accordi di Basilea e prescrive più severe regole sugli accantonamenti di capitale delle banche".
Scendendo obbligazionario dei mercati emergenti, Ralf Gasser ha spiegato: "Il progressivo ritiro delle banche centrali dalle politiche di interventismo, sia pure con tempi e modalità diverse, rende le obbligazioni dei paesi core particolarmente vulnerabili. La diversificazione verso le obbligazioni emergenti, anche in valuta locale, consente il perseguimento di soddisfacenti rendimenti reali. Gli anni duri sono stati tra il 2013 e il 2015, ma da allora stiamo assistendo a una crescita sana in quei Paesi che, appunto, hanno lavorato in questa direzione. I conti in ordine rendono meno probabili le svalutazioni delle divise nazionali e l’investimento anche in valuta locale diventa molto interessante; Il terzo elemento a favore dei bond emergenti sono le loro valutazioni, ancora interessanti soprattutto se confrontate con il segmento high yield. Il quadro roseo non deve però far perdere di vista i rischi. Il rischio dalle conseguenze immediate ed evidenti è quello del ritorno dell’inflazione negli Stati Uniti; l'altro rischio è quello di una guerra commerciale".
"Quando si parla di investimenti in MBS, le famigerate Mortgage Back Securities che furono una delle cause scatenanti la crisi del 2007, impossibile non avere un moto di diffidenza, o almeno di sorpresa. A dispetto dei dolorosi ricordi della crisi del 2007, si può ancora parlare di diversificazione nelle cartolarizzazioni di mutui ipotecari americani" ha detto Thomas Mansley. "È un mercato che vale oltre 7 trilioni di dollari, il più grande subito dopo quello dei Treasury, diversificato e liquido, con rendimenti superiori a quelli dei Treasury di pari scadenza. È un investimento che concorre a diversificare il portafoglio in un segmento debolmente correlato con i mercati azionari e obbligazionari".
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