Tempo di lettura: 4min
3/9/2018
"L'euro è irreversibile". È perentoria la risposta di Mario Draghi (nella foto) a una domanda che citava l'esito del voto in Italia come segnale di un'affermazione di forze antieuropee. Ma non è stato questo il passaggio della conferenza di Draghi ad aver colpito i mercati. Alla riunione di ieri, cui i mercati guardavano con maggiore interesse rispetto all’esito delle elezioni italiane, l'Eurotower ha deciso di rivedere la guidance sugli acquisti e di rimuovere dal comunicato ufficiale il riferimento ad un aumento dei volumi di intervento. È un cambiamento di minor importanza, secondo Draghi, dal momento che il riferimento era stato introdotto nel 2016 quando la BCE aveva annunciato la riduzione degli acquisti da 80 a 60 miliardi di euro.
Tuttavia, per i gestori si tratta innegabilmente di un primo passo verso la conclusione del QE; gli analisti, infatti, fanno notare che l’euro si è mosso rapidamente sull’annuncio tornando in area 1,2438 per poi tornare indietro. Il Consiglio direttivo continua a prevedere che i tassi di interesse rimarranno ai loro livelli attuali per un lungo periodo di tempo e ben oltre l'orizzonte degli acquisti netti di attività (il QE, la cui durata è prevista al momento fino a fine settembre). Francoforte ha infatti rivisto al rialzo le sue stime di crescita per il 2018 dal 2,3% al 2,4% e al ribasso quelle sull’inflazione per il 2019, dall’1,5% all’1,4%. Con un’inflazione core oggi all’1%, la Bce è dunque ancora lontana dal suo target del 2%, che non prevede di raggiungere nemmeno nel 2020.
"Rimuovere il riferimento ad un aumento degli acquisti era un passo obbligato per poi annunciare un graduale spegnimento del programma, pensiamo entro il 2018" spiega Anna Maria Grimaldi, senior economist Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. "Draghi non ha fornito molti indizi su quando si avrà il prossimo aggiornamento sulle mosse di politica monetaria. Ragionevolmente prima della pausa estiva, il Consiglio dovrà fornire indicazioni di massima sul programma di acquisto dopo settembre 2018. Il criterio rimane ancora la convergenza dell’inflazione sottostante verso il target e un ampio grado di fiducia sul sentiero stesso. A marzo alcuni membri erano più fiduciosi altri propensi a mantenere un approccio prudente. La valutazione dello scenario macro verrà aggiornata il 6 giugno: indicazioni sul futuro del QE potrebbero arrivare in quella data" prosegue Grimaldi.
Nicolas Forest, global head of fixed income management e membro del comitato esecutivo di Candriam Investors Group, fa notare che il presidente dell'Eurotower si allontana da un atteggiamento accomodante, preparando il mercato alla fine del QE a dicembre. "È un primo passo verso l’uscita dall’allentamento quantitativo" sottolinea e "dovrebbe portarlo ad aumentare progressivamente il tasso sui depositi nel 2019”. Anche secondo Stefan Isaacs, deputy head del team Retail Fixed Interest di M&G, da questo momento in poi, è possibile che la Bce si avvii verso un inasprimento della politica monetaria. “I passi successivi consisteranno, probabilmente, nell’annuncio di un'ulteriore riduzione del programma di acquisto degli asset, prima di porvi fine nel corso dell'anno. Nel 2019 potrebbero seguire aumenti dei tassi di interesse” dice il gestore.
Il risultato del meeting di oggi della Bce ha comunque ricevuto largo consenso tra gli investitori. "La crescita dell’Eurozona superiore al trend e i continui miglioramenti del mercato del lavoro domestico hanno portato alla fine del bias sul QE. Tuttavia, i possibili cambiamenti di posizione sulla fine del programma di acquisto di asset da parte della Banca centrale a questo riguardo dovranno attendere, viste le attuali condizioni favorevoli dell’inflazione nell’Eurozona e la recente forza della moneta unica. Il nostro strumento per misurare l’inflazione online mostra come l’inflazione, di molto sotto il target, abbia registrato un rallentamento nelle ultime settimane, suggerendo che non è necessario che la Bce attui rapidamente la normalizzazione della politica monetaria" racconta Timothy Graf, responsabile macro strategy per l’area EMEA di State Street Global Markets. "Presto ci lasceremo alle spalle l’era delle politiche monetarie accomodanti, così come la bassissima volatilità che ha caratterizzato questi ultimi anni. Il ritmo con cui ciascuna banca normalizzerà la propria politica monetaria sarà l’elemento fondamentale per i rendimenti degli asset da quest’anno in poi" conclude Olivier Marciot, investment manager del fondo multi-asset navigator di Unigestion.
Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione
Abbonati a prezzi speciali. La rivista sul tuo desk in ufficio
Scopri le categorie