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Elezioni in Italia: cosa prevedono i gestori dopo il voto

3/5/2018

Dopo il voto si apre la fase in cui i partiti cercano un accordo. Ecco gli scenari delineati dagli esperti e il possibile effetto sullo spread


Chiusa la campagna elettorale, gli italiani hanno espresso le loro preferenze nelle votazioni di ieri. Ora si apre la fase in cui i partiti cercheranno un accordo per la formazione del governo. Dai primi exti poll il Movimento 5 Stelle è il primo partito ma il centrodestra è la prima coalizione con la Lega in vantaggio su Forza Italia, ma senza in numeri per una maggioranza assoluta. Gli exit poll delle elezioni italiane sono le breaking news sui siti internazionali e tutti riportano la vittoria della coalizione di centrodestra nel suo insieme sottolineando tuttavia che il M5S è il primo partito e che stando ai primi numeri l'Italia si ritrova ora un parlamento senza una maggioranza per governare. Del resto il nostro paese, fanno notare molti esperti, non è estraneo all'instabilità politica e storicamente i governi italiani hanno avuto una vita breve, con 65 amministrazioni che si sono avvicendate sin dalla fine della seconda guerra mondiale (ogni governo è durato in media un anno). 

Quali scenari si aprono ora agli investitori e quali potrebbero essere le implicazioni sullo spread? Abbiamo raccolto l'opinioni di tre esperti: Silvia Dall'Angelo di Hermes IM, Richard Flax di MoneyFarm e Marco Piersimoni di Pictet AM.

GOVERNO DI COALIZIONE O DEL PRESIDENTE
Silvia Dall’Angelo, senior economist di Hermes IM, invita a riflettere sul nuovo sistema elettorale non ancora collaudato che tende a favorire le coalizioni. "Ciò - spiega - suggerisce che le elezioni condurranno probabilmente a una coalizione di governo con un mandato debole. Una nota positiva è che un governo di coalizione implicherebbe una sostanziale continuità politica e la disciplina di bilancio potrebbe continuare, consentendo una graduale riduzione del rapporto debito/PIL, che con il 132% è uno dei più elevati del mondo industrializzato. Con un governo di coalizione sarebbe inoltre improbabile perseguire politiche controverse, come quella di abbandonare l’euro. Tuttavia, un governo di coalizione probabilmente non avrebbe il capitale politico per proporre le riforme strutturali necessarie".

Per Richard Flax, cio di Moneyfarm, le soluzioni più probabili sono un governo di grande coalizione o un governo del presidente che accompagni il Paese verso una seconda tornata elettorale prima della fine dell’anno. "È interessante ragionare sul fatto che la prospettiva dell’incertezza politica spaventa i mercati meno che in passato, sia perché l’Eurozona sembra più solida di qualche anno fa e quindi tutti i maggiori partiti hanno abbandonato posizioni di contrapposizione nei confronti della Ue, sia perché l’evoluzione dei sistemi partitici europei si e risolta un po’ ovunque nella frammentazione: questa è la nuova realtà della politica europea" spiega l'esperto. "Esiste infine la convinzione che la continuità dell’azione amministrativa e di governo sarà tutelata anche in caso di prolungata incertezza. Negli anni recenti i presidenti della Repubblica hanno interpretato la costituzione fornendo ampia agibilità ai governi anche nelle fasi di transizione" .

GLI EFFETTI SULLO SPREAD
Quanto agli scenari post-voto, secondo gli analisti di Nomura (le previsioni sono state fatte pochi giorni prima del voto), il ritorno a breve alle urne potrebbe portare lo spread tra Btp/Bund a 200 punti base, mentre una grande coalizione tra i maggiori partiti a 130 punti. Quello che i mercati temono, invece, è la formazione di un governo apertamente anti-europeista (Lega+M5S) che farebbe schizzare lo spread a 300 punti base. 



Infine, per Marco Piersimoni, senior investment manager di Pictet AM Italia, gli scenari possibili sono tre:

1. L’ipotesi più probabile (circa il 60%) è la vittoria delle elezioni del centro - destra ma senza una maggioranza in parlamento in grado di esprimere un governo. Questa impone delle alleanze politiche trasversali di compromesso. La prima coalizione possibile in questo contesto include Forza Italia, PD e +Europa (il partito di Emma Bonino), con il reclutamento degli eventuali voti mancanti tra l’ala più moderata della Lega, tra i delusi del M5S e tra gli eletti all’estero. Questa intesa, che potrebbe essere guidata da Gentiloni o da Tajani: non sarebbe una soluzione invisa all’Europa e dunque non avrebbe impatto negativo sull’andamento dei mercati. Anzi, una volta formato il governo, lo spread potrebbe portarsi verso quota 100. Il problema tuttavia potrebbe manifestarsi nel processo di formazione del governo stesso, processo per il quale Roma non può permettersi il lusso del tempo di cui ha goduto Berlino. Pertanto, movimenti erratici nelle fasi immediatamente successive al voto per poi convergere verso un livello di spread minore.

2. La seconda ipotesi (circa 30%) è la vittoria del centro-destra con i numeri per fare un governo. In questo scenario il dato dirimente risulta senza dubbio quello relativo al partito che raccoglierà la maggioranza relativa all’interno della coalizione. Se dovesse prevalere Forza Italia, il primo ministro designato dovrebbe essere Tajani. Un tale esito sarebbe visto dunque nel segno della stabilità: immaginiamo che lo spread Btp-Bund si muoverà poco. Da un lato, il mercato accoglierà con favore il profilo fortemente Europeista del premier; in secondo luogo, il programma fiscale del centrodestra è espansivo, pur facendo la dovuta tara alle promesse elettorali. Esiste in alternativa la possibilità che il maggior numero di preferenze sia a favore della Lega con Matteo Salvini premier: questo risultato ci porterebbe in uno scenario meno gradito ai mercati che potrebbe creare un certo grado di instabilità, con spread in salita di almeno 30/40 punti base. Si tratterebbe in ogni caso di un governo che non potrebbe sposare la piattaforma della Lega sui temi europei, bensì che dovrebbe accontentarsi di muoversi nei binari di un programma ammorbidito sulle posizioni del partito di Berlusconi che è comunque considerato un garante della tenuta europeista dell’Italia.

3) Esistono poi probabilità inferiori per tutta una serie di scenari alternativi (in totale non più del 10%), alcuni dei quali inverosimili ma che potrebbero turbare i mercati e aritmeticamente possibili. Tra questi, la possibile coalizione tra M5S, PD e LeU. Questo scenario non rappresenta un rischio anti-Europeista, ma si baserebbe su un programma di politica fiscale molto espansiva. Sarebbe anche grossa una sorpresa cui il mercato non è preparato, con possibile allargamento dello spread di circa 30bp. Certo, un’ipotesi remota, che richiederebbe il compiersi di significative giravolte politiche: il cambio di rotta del Movimento rispetto all’idea originale di non allearsi con un partito, il sacrificio di Matteo Renzi come leader PD. Infine, con probabilità inferiore al 5%, la creazione di un asse anti-europeista con i 5S che trovano l’accordo di governo a destra con Lega e Fratelli d’Italia. Questo è l’esito più pericoloso, che potrebbe portare lo spread sopra quota 200.

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