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Greenwood (Invesco): "La prossima non sarà una bolla ma un dondolo"

9/27/2017

Il 2018 per l'economista di Invesco non presenterà particolari sorprese, ma attenti al piano di riduzione del bilancio della Fed


"Il 2018 non dovrebbe riservare particolari sorprese con i mercati ancora spinti dalle politiche monetarie che resteranno ancora accomodanti e dagli investitori che proseguiranno la caccia al rendimento". A dirlo è John Greenwood (nella foto), capo economista di Invesco in un incontro con la stampa europea finanziaria a Henley-on-Thames nel Regno Unito. Greenwood fa notare che "alcuni dati macro degli USA hanno iniziato a indebolirsi" (come i dati sulle vendite di nuovi veicoli), ma crede che "ancora non siamo arrivati al punto massimo di espansione del ciclo di crescita dell'economia americana" e che quindi la prossima recessione è un po' più lontana di quanto si credi.

Quanto al rischio bolla, per Greenwood "non scoppierà come un palloncino come nel 2008, quando fu causata da una rapida crescita del credito con un'elevata leva finanziaria" ma piuttosto "la metafora per capire quello a cui ci troveremo di fronte è quella del dondolo a bilico, che ci farà passare dall'attuale situazione di bassi tassi di interesse e prezzi alti delle classi di attivo alla situazione opposta, con tassi alti e bassi prezzi degli attivi". "Il punto - chiosa Greenwood - è se questo movimento sarà brusco o lento".

Greenwood ha inoltre puntato il dito contro l'idea che il deficit causi inflazione: un falso mito che continua a guidare investitori e i responsabili politici: "In Europa è un difetto soprattutto dei tedeschi" ironizza l'economista britannico. "L'inflazione - prosegue l'economista - dipende in larga misure dalle scelte in politica monetaria fatta dalle banche centrali. Il problema - sottolinea - è che la massa monetaria e la crescita del credito sono rallentati dal 2008 a oggi e non sono tornati ai livelli pre-crisi: questa dinamica ha spinto giù l'inflazione e continua a rallentarla. Quanto alla crecita economica il 2018 tranne che negli Stati Uniti vedrà un po' tutte le principali economie rallentare. In questo scenario, gli investitori dovranno considerare anzitutto l'impatto del piano della Fed per alleggerire il proprio bilancio. "Quando a partire dalla seconda metà del 2018 la Fed metterà sul mercato 50 miliardi di dollari in titoli la faccenda si farà più seria perché bisognerà trovare investitori privati in grado di rimpiazzare la banca centrale come compratori" dice Greenwood.

Per l'Eurozona, infine, il problema sarà quando smetterà il QE di Draghi che secondo Greenwood non è stato efficace perché le banche non hanno finanziato l'economia reale: l'effetto della politica monetaria si è fermato al sistema del credito non andando a sostenere l'economia reale. "Quando la Bce smetterà di sostenere le banche con il QE", conclude Greenwood, queste ultime chiuderanno quei pochi rubinetti che hanno aperto, con il rischio recessione per l'area euro che sarà dietro l'angolo.

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