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7/18/2017 | Redazione Advisor
Molti fattori nell'ultimo periodo hanno contribuito ad una scarsa performance del bene rifugio per eccellenza. "L’oro - speiga Nevine Pollini, senior analyst commodities di Union Bancaire Privée - ha recentemente sofferto per l’apprezzamento del dollaro e per i tassi dei titoli di stato statunitensi in rialzo, così come per il continuo miglioramento delle condizioni del mercato azionario globale e per i recenti dati economici statunitensi più forti che hanno portato gli investitori a riallocare fondi verso asset più rischiosi."
Un ruolo fondamentale è inoltre svolto dalle banche centrali che nel complesso si stanno orientando verso un atteggiamento più da falco, con i tassi di rendimento dell’obbligazionario globale che stanno aumentando a ragione delle aspettative di stretta monetaria da parte della maggioranza delle banche centrali, in quanto la gran parte delle economie mondiali si sta riprendendo e sta diventando abbastanza solida da sostenere una riduzione nel supporto della politica monetaria.
"Manteniamo la nostra posizione prudente sull’oro - afferma quindi Pollini - ritenendo che probabilmente rimarrà vincolato nell’intervallo tra 1,100 e 1,300 dollari statunitensi, ma non escludiamo la possibilità che l’oro possa essere favorito da diversi fattori; in cima alla lista le continue incertezze che circondano l’abilità dell’amministrazione di Trump nel realizzare le riforme promesse a favore della crescita, il recente aumento delle tensioni geopolitiche nella regione del Golfo (Qatar) e le ripetute minacce missilistiche nordcoreane."
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