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5/23/2017
Un quinto degli investitori istituzionali (19%) prevede di ridurre la detenzione di asset del Regno Unito nei prossimi sei mesi a seguito della Brexit. È quanto emerge dal recente Brexometer, il sondaggio lanciato da State Street Corporation e relativo al sentiment degli investitori istituzionali in merito all’uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. Il 31% degli investitori istituzionali, inoltre, ha dichiarato che le loro imprese probabilmente ridurranno la presenza operativa o organizzativa nel Regno Unito, come conseguenza diretta dell’attivazione dell’articolo 50 da parte del governo. Non sorprende che più dei tre quarti (78%) prevedano che la Brexit abbia un impatto sui propri modelli operativi, un dato leggermente inferiore rispetto all'80% rilevato nel primo trimestre del 2017.
Un terzo (33%) degli intervistati ritiene che gli asset owner possano diminuire i loro livelli di rischio di investimento nei prossimi tre o cinque anni; il 28% prevede invece un aumento del livello di rischio rispetto a questo tipo di investitori. Dal punto di vista macro, il 35% degli investitori istituzionali ha un'opinione positiva a medio termine sulla crescita economica globale, in crescita del 2% rispetto al primo trimestre del 2017.
"Il tanto atteso rallentamento successivo al voto sulla Brexit sta tentando di riflettersi nei dati, ma gli investitori a lungo termine rimangono ottimisti. La maggioranza degli intervistati, il 65%, non ha ancora intenzione di ridurre gli asset detenuti nel Regno Unito nei prossimi sei mesi. Mentre il 78% riconosce che la Brexit avrà un impatto sui loro modelli operativi di business, meno di un terzo pensa che probabilmente ridurrà la presenza operativa nel Regno Unito. L'inizio della Brexit sembra non aver avuto grandi impatti sulla fiducia degli investitori a lungo termine nel Regno Unito; la questione ora è se ciò durerà quando la Brexit effettivamente prenderà forma durante il processo di negoziazione" spiega Michael Metcalfe, responsabile Global Macro Strategy di State Street Global Markets.
"Per quanto riguarda i mercati, l’attivazione dell'articolo 50 è stato un non evento, molto più importante è stato l'annuncio del 18 aprile delle elezioni anticipate nel Regno Unito, che ha determinato un rally più significativo della sterlina. I mercati avevano già scontato i negoziati difficili e una Brexit dura, così hanno accolto con favore la prospettiva che sia un governo più forte e con più tempo a disposizione a occuparsi dei negoziati Brexit. In ultima analisi, il pricing è reso difficile dall'impossibilità di prevedere gli sviluppi futuri, ma con l’avanziamento dei negoziati le notizie sulla stampa continueranno a scatenare episodi di volatilità, quindi è opportuno che gli investitori rimangano vigili" aggiunge Bill Street, responsabile degli investimenti per la regione EMEA di State Street Global Advisors.
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