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7/4/2016 | Davide Mosca
Non restare chiusi fuori dal mercato europeo. L'esito (inatteso) del referendum in Gran Bretagna sta causando, come prevedibile, movimenti tellurici di ampia portata nel mondo dell'asset management. Londra, a cui attualmente fanno capo masse per 5,5 trilioni di sterline e un totale, fra diretto e indotto, di 60.000 impiegati nel settore, perderà probabilmente il ruolo di secondo hub al mondo. Tutto per effetto della ricollocazione di strutture e personale da parte di quelle società che si troverebbero fuori dal mercato europeo dopo la formale richiesta di uscita dall'Unione da parte della Gran Bretagna e la conseguente attivazione dell'articolo 50 del trattato di Lisbona.
Secondo quanto riporta il Financial Times, M&G, Columbia Threadneedle, Legg Mason e Fidelity International e si stanno a preparando a muovere parte delle strutture, con destinazione Lussemburgo e Irlanda, che hanno già attivato misure speciali per attrarre i "migranti del gestito". In particolare, Fidelity International ha annunciato lo spostamento di 100 persone in Irlanda, puntualizzando però come la decisione fosse precendente al referendum del 23 di giugno, Columbia Threadneedle starebbe pensando al Lussemburgo per il ruolo di hub in regola per operare sul mercato europeo, mentre, si legge sempre su FT, M&G Investments starebbe preparando un parziale esodo delle proprie strutture operative verso Dublino.
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