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6/16/2016 | Davide Mosca
È importante calcolare le possibili conseguenze dell'uscita dalla Gran Bretagna dall'Unione Europea andando oltre il mero rischio finanziario. Perché le conseguenze sull'economia europea sono strettamente connesse al futuro dei rapporti tra gli stati membri, come sottolinea l'analisi di Amundi.
Da un punto di vista strettamente economico, fa notare l'asset manager francese, l'OCSE calcola una perdita secca compresa fra il 3 e l'8% del PIL per il Regno Unito. La forbice dipende dal futuro dei rapporti fra UK e EU all'indomani di un voto favorevole alla Brexit. Il problema politico, non riguarderebbe però solo la decisione presa il 23 giugno ma l'intera Unione aprendo la via a possibili nuove uscite, con in testa un probabile ritorno della questione scozzese, e rinegoziazioni di accordi in essere. Di fatto verrebbe messa in discussione l'Europa come la conosciamo con conseguenze economiche e finanziarie su larghissima scala.
In relazione ai mercati finanziari, "sembra ragionevole - si legge nell'outlook a firma di Philippe Ithurbide, global head of research della società - non scommettere su un apprezzamento dei titoli britannici: qui è in corso una lotta tra una sterlina debole (favorevole) e la fine degli accordi commerciali e l’impatto (negativo) su alcuni settori importanti. Di fronte a queste incertezze, conviene ritenere probabili dei deflussi di capitale sia dal Regno Unito, sia dall’Unione Europea. All’occorrenza - inoltre - la BCE potrebbe approfittarne per accelerare i suoi acquisti di attivi, e ciò rende i mercati del reddito fisso dell’UME una zona relativamente protetta."
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