"Quando abbiamo aperto, nel 1995, il momento storico era favorevole ma molte cose ancora non erano chiare. Ad esempio non tutti avevano idea di cosa fossero gli Ucits. E non c'erano modelli di business da imitare", tutto era nuovo e in costante evoluzione. Con queste parole Massimo Tosato, Executive Vice Chairman di Schroders, ricorda l'arrivo in Italia della società di asset management anglosassone e l'entusiasmo che muoveva in quei primi anni lui e Carlo Trabattoni, oggi Head of European Intermediary Distribution della società.

 

"Io e Carlo abbiamo viaggiato in tutta Italia incontrando una molteplicità di potenziali partner arrivando a introdurre in Europa l'architettura aperta" spiega Tosato nel corso di un evento celebrativo dei primi 20 anni di Schroders in Italia. "Il primo accordo lo siglammo con la Banca Popolare Commercio e Industria e, da allora, abbiamo proseguito arrivando a creare una delle reti più capillari d'Europa, raggiungendo in Italia i 18 miliardi di masse in gestione. Anche per questo, quando guardo indietro, non posso che ritenermi soddisfatto".

 

E quando pensa al futuro? "In avanti guardiamo con ottimismo ma anche con preoccupazione. Non possiamo trascurare una serie di trend che cambieranno lo scenario dell'industria e costringeranno realtà come Schroders a evolvere ulteriormente" spiega Tosato indicando tra le sfide principali: il boom degli strumenti passivi, "che costringeranno i gestori attivi a dimostrare con maggiore continuità la propria capacità di generare alpha"; e la digitalizzazione, "un fenomeno che influenza tutte le attività, aprendo le porte anche alla distribuzione diretta verso il mass market". "Di sicuro" conclude Tosato "dobbiamo cambiare prospettiva e oggi è assolutamente fondamentale riuscire a creare prodotti pensando a cosa chiede il cliente e non partendo dalle proprie competenze. Schroders, con i suoi 200 anni di storia e i suoi 20 anni di presenza in Italia è in condizione di affrontare questo scenario e le sfide future".