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3/23/2021 | Redazione Advisor
"Stiamo assistendo a un vero e proprio boom di titoli legati alla sostenibilità”, dichiara Saida Eggerstedt, Head of Sustainable Credit di Schroders.
In base ai dati Bloomberg, nel 2020 le sole emissioni dei cosiddetti "green bond" hanno toccato a livello mondiale quota $226 miliardi, per l'impegno di governi e società a finanziare iniziative a favore del pianeta. Questo, rispetto ai circa $40 miliardi di dollari registrati a fine 2015. Secondo Moody’s Investor Service, nel 2021 le emissioni di obbligazioni verdi, sociali e sostenibili a livello globale raggiungeranno la cifra record di $650mld, con un incremento del 32% rispetto all’anno precedente.
Ma se le obbligazioni verdi vanno chiaramente di moda, non c'è pieno consenso su definizioni e standard sottostanti (si veda sotto).
“È stata la ripresa dalla pandemia globale ad alimentare questa espansione poiché in tutto il mondo i governi hanno cercato di stimolare l’economia e creare posti di lavoro e al contempo si sono impegnati a raggiungere ambiziosi traguardi ambientali” afferma Saida Eggerstedt.
“Le intenzioni delle autorità sono in linea con quelle degli investitori istituzionali, impazienti di realizzare i propri obiettivi ESG e sempre alla ricerca di opportunità di rendimento nell’ambito del reddito fisso, al momento non particolarmente remunerativo”, spiega Saida. Con la trasformazione delle obbligazioni sostenibili da strumenti di nicchia a prodotti di più ampio respiro grazie alla pandemia, è tuttavia importante adottare un approccio improntato alla cautela. “Gli standard di selezione dei titoli o gli obiettivi di sostenibilità degli emittenti potrebbero non essere abbastanza elevati o rigorosi, un fattore che potrebbe lasciare spazio ad accuse di greenwashing”, avverte Saida Eggersted.
Le obbligazioni verdi o green bond, finora al centro della scena, sono titoli emessi da governi e società per finanziare in modo specifico progetti nuovi o già esistenti con ricadute positive sull’ambiente, ad es. progetti legati alle fonti rinnovabili o all’efficienza energetica.
Saida cita come esempio GetLink, la società incaricata della gestione del tunnel della Manica che collega la Gran Bretagna all’Europa continentale. Lo scorso anno l’azienda ha lanciato dei green bond per finanziare dei progetti nell’ambito delle energie pulite come trasporti a basse emissioni di carbonio e parchi eolici.
“Nel 2021 il Regno Unito emetterà il primo green bond governativo per fronteggiare la crisi climatica e sostenere la ripresa dalla pandemia. Germania, Francia e Paesi Bassi hanno già emesso dei green bond e a settembre 2020 la Commissione Europea ha annunciato che il Recovery Plan sarà finanziato per il 30% con questo tipo di strumento”.
Al contempo, le obbligazioni sociali vengono utilizzate per finanziare svariati progetti, dall’accesso all’istruzione a mezzi di trasporto a prezzi equi, alla garanzia di forniture alimentari. Secondo Bloomberg le emissioni di obbligazioni sociali sono aumentate di 7 volte nel 2020, in parte per via della risposta al coronavirus.
Saida continua: “A causa della pandemia, ad esempio, la Società Finanziaria Internazionale - istituzione per lo sviluppo globale e agenzia della Banca Mondiale - ha emesso obbligazioni per mitigare l’impatto della crisi economica sui Paesi in via di sviluppo”.
Le obbligazioni legate a obiettivi di sostenibilità sono oggi al centro dell’attenzione. L’emittente si impegna esplicitamente a migliorare l’impatto della propria attività aziendale sulla società e sul pianeta in un arco di tempo predefinito.
Ad esempio, Enel, società italiana di energia, e Suzano, produttore brasiliano di carta e cellulosa, hanno emesso dei bond che collegano il costo del capitale ai rispettivi obiettivi di decarbonizzazione del processo produttivo.
Per Saida: “Altri esempi importanti sono quelli che riguardano Chanel, produttore francese di beni di lusso, e Tesco, rivenditore al dettaglio britannico. Nel 2019 Schroders stessa ha deciso di legare la propria linea di credito aziendale a obiettivi ESG, con un costo strettamente legato al raggiungimento di determinati risultati in termini di diversità, integrazione di criteri ESG negli investimenti e utilizzo di energia rinnovabile”.
“La mancanza di principi accettati a livello mondiale è una delle sfide principali”, dichiara Saida.
L’International Capital Markets Association, associazione degli operatori sui mercati di capitali, ha definito alcuni principi per i green bond e per le obbligazioni legate a obiettivi di sostenibilità ma si tratta di standard definiti su base volontaria che illustrano le modalità di utilizzo dei fondi e le informative agli investitori da parte degli emittenti.
Al contempo, la Climate Bonds Initiative, un'organizzazione internazionale senza scopo di lucro, ha adottato dei propri criteri che descrive come “uno schema di classificazione delle obbligazioni simile a quello di FairTrade”.
La Task Force on Climate-Related Financial Disclosures sta favorendo la standardizzazione del reporting finanziario su questioni climatiche, che dovrebbe avere ricadute positive sulla trasparenza nel settore dei green bond.
Saida continua: “Il fatto è che molte aziende non sono quotate sulle principali borse globali. Spesso si tratta di società di piccole dimensioni che hanno bisogno della stewardship e dell’engagement attivo degli obbligazionisti per migliorare trasparenza e affidabilità. Ritengo che chi investe in obbligazioni abbia un ruolo importante, a volte complementare a quello degli azionisti”.
Ovviamente in alcuni mercati la transizione alla sostenibilità è in fase più avanzata che in altri, e il quadro generale appare eterogeneo: “Al momento troviamo l’Europa al primo posto, ma gli USA e l’Asia stanno recuperando terreno. Gli attuali sviluppi sono fondamentali per il raggiungimento dei target di sostenibilità. Sono rimasta positivamente sorpresa dagli emittenti dei mercati emergenti. I bond legati agli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU lanciati di recente da una società brasiliana sono estremamente all’avanguardia poiché tengono conto anche di questioni importanti come la salute mentale dei lavoratori”.
Gli investitori e i gestori devono effettuare attente ed accurate analisi per valutare la credibilità e gli obiettivi di un emittente obbligazionario, nonché monitorarne i risultati in termini di sostenibilità.
Nel settore dell’oil&gas è stata Repsol a lanciare il primo green bond a maggio 2017 raccogliendo 500 milioni di euro; il gigante spagnolo affermava che tale finanziamento avrebbe contribuito a tagliare le emissioni di CO2 di 1,2 milioni di tonnellate in tre anni. Tuttavia, i capitali sono stati destinati all’ammodernamento e all’incremento dell’efficienza delle raffinerie di combustibili fossili esistenti.
Saida afferma: “Il green bond Repsol dovrebbe ricordare agli investitori quanto sia importante informarsi sulla validità degli obiettivi e degli indicatori di performance. Anche il monitoraggio della destinazione dei fondi raccolti è essenziale”.
Saida aggiunge: “Gli investitori devono condurre una due diligence e non limitarsi a credere alle promesse degli emittenti che i capitali raccolti grazie ai green bond o ad altre obbligazioni ESG siano utilizzati solo per progetti adeguati. Non mancano poi i timori che alcune società, guidate dall’opportunismo, cerchino di accedere a finanziamenti più convenienti in attesa che si presentino iniziative appropriate. È chiaro che questo tipo di valutazione da parte degli investitori deve avvenire caso per caso”.
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