Il 2014 è stato un anno molto positivo per i titoli di Stato italiani, ma lo spread con il Bund è sostenibile finché persistono le aspettative di un possibile QE, spiega William de Vries, head of core fixed income, Kempen Capital Management
Di seguito pubblichiamo un commento a cura di William de Vries, head of core fixed income, Kempen Capital Management, sull’andamento dei titoli governativi italiani.
Il mese scorso i mercati di capitali italiani hanno dimostrato tutta la loro vulnerabilità di fronte ai dubbi sulla tenuta a lungo termine dell’Eurozona. La Grecia ha cercato di affrancarsi dal controllo di Bruxelles, ma i mercati hanno deciso che il paese non è ancora ai livelli di Irlanda e Portogallo, protagonisti del medesimo annuncio tempo prima. Gli spread dei titoli periferici si sono quindi ampliati, con ripercussioni anche sui differenziali dei mercati core. La delusione per i dati sulla crescita economica in Europa unita ai timori di deflazione avvalora le argomentazioni a favore di un QE da parte della Bce. E un QE della Banca centrale attraverso l’acquisto di titoli di Stato sembra essere pressoché totalmente scontato dai rendimenti dei titoli sovrani dell’Eurozona, con un conseguente margine di delusione. Ad ottobre i titoli di Stato italiani sono risultati particolarmente vulnerabili, con una performance relativa leggermente deludente rispetto ai titoli di Stato spagnoli, per esempio.
In senso lato, il 2014 è stato un anno molto positivo per i titoli di Stato italiani, e non soltanto in termini di performance (un rendimento di quasi il 12% dal primo gennaio per gli investitori europei). Con un livello di emissioni che ha già raggiunto il 90% del collocamento previsto per quest’anno e soltanto 30 miliardi di euro circa di offerta prevista da collocare entro l’anno, non ci aspettiamo grandi difficoltà fino a fine anno. Lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi (che sembra agevolmente attestarsi tra 130 e 180 basis point) è sostenibile finché persistono le aspettative dei mercati relativamente a un possibile QE della BCE.
Non c’è rendimento senza rischio, visto che per il 2015 l’Italia prevede di vendere quasi 450 miliardi di euro di titoli di Stato. Si tratta di una somma enorme che richiede un mercato dei capitali stabile e funzionante nell’Eurozona. Affinché ci sia una domanda sufficiente di buoni del Tesoro è necessario che si affermi la fiducia da parte degli investitori sugli attuali sforzi del governo per ritrovare la redditività a lungo termine e che il settore industriale italiano ritorni competitivo. Riteniamo quindi che l’attuale livello dello spread tra Bund e Btp decennali sia un po’ troppo ridotto, rendendo i titoli italiani un po’ cari in termini relativi. Tuttavia, finché le obbligazioni tedesche offrono un rendimento decisamente inferiore all’1%, il valore relativo dei Btp sembra sufficiente per continuare ad attirare l’interesse degli investitori esteri nel prossimo semestre. La corsa al rendimento non si arresta.
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