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11/13/2020 | Redazione Advisor
“A fine settembre eravamo a 230 milioni di utile netto, siamo sulla buona strada. È il secondo piano quinquennale di fila che stiamo rispettando, eppure non riusciamo a fare breccia da questo punto di vista: gli analisti ci assegnano sistematicamente target inferiori, poi altrettanto puntualmente disattesi, mentre in Borsa la capitalizzazione di Azimut, attorno a 2,4 miliardi, rimane ben al di sotto di gruppi del risparmio gestito quotati che fanno meno utili di noi: FinecoBank nei nove mesi ha dichiarato 246 milioni di profitti e vale 7,3 miliardi, Banca Mediolanum 250 milioni per 5,3 miliardi di valore di borsa e Banca Generali 196 milioni per 3,2 miliardi al listino. Azimut tra l'altro è stata l'unica a poter distribuire l'ennesimo ricco dividendo, mentre le altre hanno subito lo stop della Bce”. Pietro Giuliani, intervistato da MF-Milano Finanza, non le manda a dire e chiede più considerazione per Azimut.
E sui conti spiega che “nei 9mesi abbiamo completato un buyback per 45 milioni, sono stati fatti investimenti per 87 milioni. La posizione finanziaria netta a fine settembre era negativa per 76 milioni e include anche versamenti per 48 milioni per acconti d'imposta, bollo virtuale e riserve matematiche”.
Infine l'annuncio: “Stiamo costruendo una piattaforma di investimenti in strumenti alternative, ossia in economia reale, che non ha confronti in Italia. Lo avevamo già fatto negli anni scorsi con i mercati emergenti, per dare ai clienti nuove possibilità di guadagno in epoca di tassi sempre più bassi e ormai azzerati, spingendoci in Paesi dove l'industria del risparmio gestito sta muovendo i primi passi. Pensiamo di avere avuto ragione e proseguiamo su quella strada in chiave inedita anche oggi”.
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