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Trump presidente, la view dei gestori su economia e mercati

11/6/2024 | Daniele Riosa

Il candidato repubblicano ritorna alla Casa Bianca dopo il quadriennio Biden e diventa così il 47esimo presidente degli Stati Uniti. Vediamo la reazione dei mercati e le prospettive future, dollaro e criptovalute comprese


Donald Trump, il candidato repubblicano nella corsa alla Casa Bianca, ha vinto le elezioni diventando il 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America. Una vittoria che riporta il già presidente del quadriennio 2016-2020 all’interno dello studio ovale. Vediamo quali saranno le ripercussioni della vittoria di Trump su economia e mercati nelle analisi dei gestori.

Julian Howard, chief multi-asset investment strategist di GAM, spiega che, “nel breve termine, i mercati stanno riflettendo quello che considerano il 'Trump trade0. Ciò significa forti guadagni nei futures azionari statunitensi questa mattina, dato che i tagli fiscali del 2017 saranno presumibilmente prorogati per i consumatori e gli imprenditori. Significa anche guadagni nei titoli tecnologici, dato che tra i principali sostenitori di Trump c'è Elon Musk, destinato a diventare lo zar dell'efficienza della nuova amministrazione. Ma significa anche un dollaro più forte con i timori che un'economia statunitense in forte espansione, già alle prese con un significativo deficit di bilancio, esaurisca la propria capacità e, insieme alla presumibile imposizione di dazi, faccia salire l'inflazione e quindi anche i tassi. I Treasury concordano: i rendimenti reali (aspettative di crescita) sono aumentati e i breakeven (aspettative di inflazione) sono schizzati ancora più rapidamente, spingendo il rendimento del Treasury a 10 anni oltre l’esaltante 4,4%. Ci sono potenzialmente implicazioni per la Federal Reserve degli Stati Uniti, che solo di recente ha tagliato i tassi di 50 punti base e che si riunisce di nuovo questa settimana, ma che ora, stranamente, si trova ad affrontare un'economia più forte e forse anche una maggiore inflazione futura. Il taglio di 50 punti base atteso dal mercato potrebbe dover essere rivisto, anche se la Fed si premura di sottolineare che non reagisce agli eventi politici, ma solo ai dati che ha davanti”.

Oliver Blackbourn, multi-asset portfolio manager di Janus Henderson Investors, rileva che “i mercati hanno reagito rapidamente. Quelli dei futures indicano che l'S&P 500 aprirà in rialzo di oltre il 2% e il NASDAQ dell'1,7%. Tuttavia, le parti più importanti del mercato statunitense sono gli indici S&P Midcap 400 e Russell 2000, i cui futures indicano guadagni superiori al 4% e al 5% rispettivamente. Questo dato non sorprende se si considera che i repubblicani cercheranno di mantenere gli attuali tagli fiscali e di fare di più. Forse il risultato più sorprendente è la forza dei mercati azionari al di fuori degli Stati Uniti. I titoli azionari europei e giapponesi stanno registrando buone performance e il ribasso della Cina è forse inferiore a quello che molti temevano, nonostante le minacce del Presidente entrante al commercio globale. Il dollaro USA si sta rafforzando su tutta la linea, poiché i mercati considerano il potenziale impatto di ulteriori tariffe sulle importazioni e i tagli della Federal Reserve sono stati ulteriormente prezzati. I rendimenti dei Treasury statunitensi sono saliti bruscamente, sia per la continua evoluzione delle aspettative sui tassi d'interesse sia per il potenziale aumento dell'inflazione”.

Mitch Reznick, group head of fixed income (London) di Federated Hermes, nota che  “le prime reazioni del mercato sono orientate al rischio a livello globale. I tassi, negli Stati Uniti, sono più ampi e stanno scontando una vittoria repubblicana. Questo in previsione di un'amministrazione vicina alla tematica fiscale e a quella della regolamentazione, con scarsa resistenza da parte degli altri rami del governo. I tassi sono più ampi a causa di un’amministrazione che, rispetto all’alternativa, sembra relativamente più indifferente al deficit. Con l'aumento del deficit rispetto al PIL negli Stati Uniti, aumenta il costo del debito, da cui deriva l’ampliamento. In Europa, in modo meno evidente, il rischio sta aumentando in parallelo con gli Stati Uniti e il resto del mondo. Ci aspettiamo che gli spread scambino oltre i recenti minimi. Con l'irrigidimento della curva dei tassi, i movimenti dei tassi sono leggermente più favorevoli per il credito High Yield rispetto all’Investment Grade, poiché il movimento sul lungo termine dei tassi probabilmente supererà il restringimento degli spread, dato che questi hanno una capacità limitata di restringersi in modo significativo a causa dei livelli già ristretti. L'Investment Grade europeo può beneficiare di una combinazione di inasprimento degli spread e dei bund.  Nel complesso, il rischio tipo equity nel credito sta performando poiché è meno sensibile all’allargamento dei tassi”.

Secondo Álvaro Sanmartín, chief economist di Amchor IS, “per il momento, il mercato sta guardando alla versione ottimistica di come potrebbe essere un'amministrazione Trump: deregolamentazione e tagli alle tasse. Resta da vedere quanto Trump deciderà di essere aggressivo (o meno) su dazi, immigrazione e aumento del deficit pubblico. Per il resto, in risposta al risultato delle elezioni statunitensi, è prevedibile che la Cina annuncerà questa settimana degli stimoli fiscali che potrebbero essere rilevanti. Per quanto riguarda i mercati, almeno nel breve termine, questa situazione potrebbe essere positiva per le small e mid cap statunitensi; anche le valute emergenti si stanno generalmente apprezzando rispetto all'euro perché la Bce probabilmente risponderà ai dazi di Trump con una politica monetaria più accomodante; l'azionario dell'Asia emergente ex Cina sta facendo bene; e l'azionario dell'Eurozona è chiaramente peggiore di quello statunitense, ma al momento in territorio positivo”.

Morgane Delledonne, head of investment strategy Europa di Global X, spiega che “i mercati si stanno muovendo verso alcuni settori chiave. La vittoria di Trump dà slancio a tech, infrastrutture e difesa, perché gli investitori prevedono una crescita alimentata da politiche a favore dei settori industriali.  La posizione di Trump in questo senso, unita ai tagli alle tasse sulle società e ai dazi, dovrebbe favorire l’azionario e potenzialmente alimentare l'inflazione, spingendo i rendimenti obbligazionari e il dollaro USA verso l'alto nel medio termine. I futures dell'S&P 500 sono effettivamente in rialzo, il dollaro sta guadagnando e i rendimenti obbligazionari stanno salendo. Le società con solide attività domestiche sono ben posizionate per beneficiare di questo nuovo scenario, con i titoli finanziari e industriali che mostrano forza. Questo potrebbe essere l'inizio di un nuovo mercato toro, con gli investitori che guardano ai settori destinati a prosperare con l’approccio economico di Trump”.

Secondo Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, “la vittoria di Trump ha portato a reazioni nettamente positive da parte del comparto azionario: Dow Jones ed S&P500 hanno festeggiato i massimi storici e il Russell2000 si conferma il listino con la performance migliore. Tra le azioni vola il titolo di Tesla, sancendo la vittoria di Elon Musk sui mercati. Le reazioni sono spinte principalmente dal programma elettorale del candidato repubblicano, che in materia economica ha particolarmente a cuore il settore industriale e la piccola imprenditoria degli stati centrali in USA, che dovrebbe sostanziarsi in politiche ultra espansive per quanto riguarda la spesa ma soprattutto nel sostegno alle imprese, con la diminuzione fino al 15% della corporate tax attualmente al 21%".

Gli esperti di UBS Global Wealth Management evidenziano che, dopo la vittoria di Trump, “i futures azionari statunitensi e il dollaro USA sono saliti, mentre le obbligazioni e le azioni cinesi hanno ceduto. Manteniamo una posizione positiva sui titoli azionari statunitensi e puntiamo a 6.600 per l'S&P 500 entro la fine del 2025, sostenuti dal continuo slancio economico degli Stati Uniti, dal rallentamento dell'inflazione e da tendenze secolari favorevoli, tra cui l'AI”.

Nello specifico, Mark Haefele, chief Investment officer di UBS Global Wealth Management, ritiene che “il sell-off dei titoli obbligazionari sia eccessivo, ci aspettiamo che la Fed mantenga un percorso di riduzione dei tassi e apprezziamo le obbligazioni investment grade. Prevediamo inoltre un ulteriore rialzo dell'oro e ci aspettiamo che il dollaro USA si indebolisca dai massimi attuali nel medio termine”.

Johan Van Geeteruyen, cio fundamental Equity di DPAM, sostiene che “un secondo mandato di Trump comporta sia opportunità che sfide per l'economia e i mercati finanziari statunitensi. Le principali aree di impatto includono le politiche fiscali, il commercio e le tariffe, le performance settoriali e la politica monetaria. Gli investitori possono guardare ai ciclici (finanziari, energetici, ecc.) e ad alcune società tecnologiche come potenziali beneficiari, mentre i dazi e le tensioni geopolitiche rappresentano un rischio per settori specifici. In definitiva, le politiche di Trump potrebbero favorire un contesto favorevole per le azioni statunitensi, soprattutto se la deregolamentazione, la produzione nazionale e le politiche fiscali creeranno incentivi alla crescita. Tuttavia, i rischi principali, dalle incertezze fiscali alle perturbazioni commerciali, potrebbero creare periodi di volatilità, con un impatto sui mercati nazionali e globali”.

Vincent Chaigneu, head of research di Generali Investments, si sofferma sul mercato azionario: “Storicamente, le azioni tendono a guadagnare dopo le elezioni poiché l’incertezza diminuisce. L’outlook a breve termine è quindi rialzista, sebbene l’elevata valutazione degli Stati Uniti e l’aumento dei rendimenti reali potrebbero limitare il rally. Prevediamo un rendimento totale positivo a 3 e 12 mesi sia per gli Stati Uniti che per l’UE, guidato dai fondamentali macroeconomici, dall’allentamento delle banche centrali e da una continua rotazione fuori dal settore tecnologico. L’EMU ha un profilo di rischio più elevato, potrebbe sottoperformare inizialmente, ma ha un potenziale di rendimento totale a 12 mesi più alto data la relativa sottovalutazione, la crescita stabilizzante e un possibile cessate il fuoco indotto da Trump nel conflitto Russia-Ucraina”.

Michaël Nizard, head of multi asset and Overlay, e Nabil Milali, portfolio manager, multi asset and Overlay di Edmond de Rothschild AM, rivolgono lo sguardo agli effetti del voto sulla Federal Reserve: “È improbabile che la Banca centrale statunitense prenda in considerazione le questioni politiche nella riunione del 7 novembre, preferendo aspettare di avere le idee più chiare sulle priorità economiche del vincitore, e quindi procederà con un taglio di 25 pb del tasso di riferimento. Tuttavia, man mano che l'impatto inflazionistico del programma di Trump diventerà più chiaro, la FED potrebbe abbandonare parzialmente il taglio di 100 pb anticipato nel suo ultimo rapporto. Tuttavia, dobbiamo rimanere attenti al rischio di indipendenza della Fed, dato il desiderio dichiarato di Trump di interferire nel processo decisionale dell'istituzione, anche se sarà difficile per lui sfidare la presidenza di J. Powell prima della fine del suo mandato nel 2026. Questo significativo aggiustamento della politica monetaria della Fed era stato anticipato solo in parte dai mercati finanziari e la sua incorporazione continuerà ad alimentare la volatilità dei tassi sovrani, sia nella componente dell'inflazione che in quella dei tassi reali. Mentre i mercati azionari statunitensi potranno contare sugli effetti positivi della riforma fiscale sugli utili per continuare a salire nel caso di un Congresso repubblicano - almeno nel breve termine - l'impatto sarà più ambiguo in caso di condivisione del potere. D'altro canto, è probabile che il resto del mercato azionario internazionale rimanga sotto pressione in entrambi i casi, in particolare quello europeo che deve affrontare il rischio di barriere tariffarie. D'altro canto, lo spettro di una guerra commerciale dovrebbe sostenere il dollaro rispetto a tutte le valute, così come il repricing della Fed”.

Gli esperti di DWS analizzano le possibili ripercussioni del voto sul dollaro: “Per quanto riguarda le valute, il dollaro statunitense si è rafforzato di recente, ma non pensiamo che si tratti di un “Trump trade”. Piuttosto è dovuto principalmente al miglioramento dei dati economici statunitensi e al forte aumento dei rendimenti obbligazionari americani. Ora, dobbiamo considerare tre aspetti: 1) Elevata spesa fiscale: Un deficit fiscale più elevato porta infine a un aumento dei rendimenti obbligazionari e potenzialmente anche a un aumento del tasso della Fed, il che è chiaramente positivo per il dollaro. 2) L'indipendenza della Federal Reserve (Fed) sarà un tema importante per il mercato finanziario e pensiamo che il risultato sarà un'inflazione più elevata nel medio termine. Il risultato potrebbe essere un dollaro forte. 3) La nuova imposizione di tariffe cambierà l'equazione a favore del dollaro. Il dollaro dovrebbe rimanere forte e nel breve termine potrebbe addirittura guadagnare un po' di slancio”.

Per Samy Chaar, chief economist, cio Switzerland di Banque Lombard Odier & Cie SA e Luca Bindelli head of investment strategy di Banque Lombard Odier & Cie SA, è “fondamentale è il fatto che i Repubblicani siano destinati a conquistare entrambe le Camere del Congresso, dando alla Casa Bianca di Trump spazio per implementare politiche fiscali, commerciali e di immigrazione improntate all’’America First’. Questo avrà profonde implicazioni per le economie statunitense e globale, con conseguenze per gli investitori internazionali. Prevediamo che la maggior parte delle politiche di Trump avrà un effetto inflazionistico, offrendo anche un piccolo stimolo alla crescita. La Federal Reserve probabilmente limiterà i tagli dei tassi d’interesse in risposta. Il risultato elettorale sostiene gli asset finanziari statunitensi, in particolare le azioni e il dollaro. I rendimenti dei Treasury, in particolare quelli delle scadenze più lunghe, dovrebbero salire. Manteniamo la nostra preferenza per i Bund e i Gilt. L'oro rimane un'utile esposizione di portafoglio. La volatilità dei mercati persisterà e un portafoglio ben diversificato rimane la risposta più appropriata”.

Aaron Rock, head of nominal rates di abrdn, punta l’attenzione sull’obbligazionario: “La rapida conclusione del processo elettorale negli Stati Uniti è positiva per i mercati. Con i timori di una contesa elettorale apparentemente fugati, il repricing dei 'Trump trade' è avvenuto in modo ordinato. La prossima sfida consiste nel saper distinguere la retorica dalla politica. Il primo mandato di Trump ha offerto un quadro contrastante in questo senso. Prevediamo tagli alle tasse per i consumatori e le imprese in tempi brevi, un aspetto centrale della visione populista di Trump. Le tariffe doganali potrebbero aumentare nel corso del tempo, ma per ora si tratta più di una minaccia che di una realtà. In ogni caso, sembra molto probabile che sia in arrivo un'ulteriore espansione fiscale. Ciò non si concilia con il desiderio di Trump di ottenere un taglio aggressivo dei tassi da parte della Fed. Da questo momento in poi, ci aspettiamo che i rendimenti dei Treasury salgano rispetto agli altri paesi, guidati dalle scadenze più lunghe”.

Sul fronte dell’asset allocation, Maxime Dupuis, global head of cio office, di Oddo BHF, spiega che “Abbiamo iniziato a ridurre la nostra esposizione ai mercati azionari europei. Stiamo invece valutando di incrementare la nostra esposizione alle small cap USA, poiché il segmento beneficerebbe maggiormente del taglio delle aliquote fiscali previsto da Trump. Inoltre, le small cap statunitensi sono una delle poche asset class che non ha ancora prezzato uno scenario di Onda Repubblicana. Rimaniamo costruttivi sugli asset rischiosi, ma non vogliamo aumentare l'esposizione in questo momento senza maggiore chiarezza. Per quanto riguarda la duration, stiamo raggiungendo livelli interessanti nello spazio europeo. Stiamo pianificando un aumento della duration con un orientamento al rialzo”.

Per Krishan Selva, client portfolio manager, emerging market equities di Columbia Threadneedle Investments, “l'impatto di una seconda presidenza di Donald Trump sui titoli dei mercati emergenti, sarà probabilmente determinato dalle politiche commerciali, dalla forza del dollaro USA e dalla stabilità geopolitica. Ciò creerà sia rischi che opportunità da gestire, la precedente amministrazione del Presidente Trump si è resa nota per la sua posizione aggressiva sui dazi, soprattutto nei confronti della Cina, e durante l'attuale campagna elettorale questa retorica è stata portata avanti. La minaccia dei dazi potrebbe essere usata per trovare un accordo? Dopo tutto, il Presidente Trump ha dichiarato di non essere contrario all'apertura di una fabbrica in Michigan da parte dell'azienda automobilistica cinese BYD, visto il suo desiderio di reindustrializzare gli Stati Uniti e creare posti di lavoro per i colletti blu. Il Presidente Trump ha anche dichiarato la sua intenzione di imporre ulteriori tariffe alla Cina se questa dovesse ‘entrare a Taiwan’. Possiamo concludere che le tariffe comporteranno un aumento dei costi per gli esportatori dei mercati emergenti che dipendono dalla domanda statunitense. D'altro canto, altri esportatori dei mercati emergenti potrebbero invece trarre vantaggio dalla delocalizzazione delle catene di approvvigionamento in aree come il Sud-est asiatico e l'America Latina”.

Secondo Bjorn Beam, esperto tecnologico di Arcano Technology Research, “la principale ricaduta del risultato delle elezioni statunitensi sulla tecnologia è che avremo Elon Musk dietro le quinte della Casa Bianca: il suo obiettivo principale è la riduzione della regolamentazione. “Cancellare, cancellare, cancellare” è una delle frasi con cui è stato espresso il suo desiderio di tagliare la regolamentazione e la burocrazia del governo.  Questo cambierà il quadro delle regole nei confronti dell'IA e dello spazio. Questo spostamento degli Stati Uniti verso la deregolamentazione tecnologica potrebbe spingere l'Europa ad assumere il ruolo di standard globale, creando un più forte “effetto Bruxelles” - il fenomeno per cui le normative dell'UE influenzano gli standard globali, in quanto le aziende si adattano alle regole dell'UE per mantenere l'accesso al suo ricco mercato. Questi cambiamenti avverranno in due parti. Da un lato, mancherà una nuova regolamentazione dei rischi tecnologici, sia visibili sia invisibili, e dall'altro si assisterà a un'ulteriore deregolamentazione che ridurrà, ad esempio, la capacità di fornire sanzioni ad aziende come Google e Facebook. Nonostante questi cambiamenti normativi, gli Stati Uniti rimarranno all'avanguardia nella ricerca e nello sviluppo, mantenendo il loro vantaggio competitivo a livello globale”.

Per quanto riguarda i rendimenti, Laura Cooper, head of macro credit and global investment Strategist di Nuveen, sottolinea che “il mercato obbligazionario rimarrà probabilmente il punto focale dei movimenti dei prezzi. I mercati devono fare i conti con un potenziale stimolo fiscale in un momento di forza economica e le implicazioni inflazionistiche potrebbero far salire i rendimenti statunitensi con l'irripidimento della curva. Ciò che sorprende è l’atteggiamento assunto in un contesto inflazionistico senza considerare l’impatto negativo sulla crescita nel caso in cui dovessero essere imposte tariffe doganali diffuse. Le scadenze sono importanti, poiché la sequenza tra l’estensione dei tagli fiscali e l’implementazione delle tariffe avrà un impatto sulla traiettoria di crescita a medio termine. In Europa, il mercato obbligazionario ha aperto in forte richiesta, con il rendimento del bund tedesco a 10 anni che è sceso sotto il 2,36% con l’irripidimento della curva rialzista. È probabile che si creino ostacoli alla crescita, con implicazioni a catena sulla politica della BCE, anche se nel medio termine è importante non guardare alle reazioni istintive del mercato. I tagli consecutivi di 25 punti base fino a marzo rimangono il nostro scenario di base, anche se i rischi al ribasso per la crescita hanno acquisito slancio. Il sell-off dell'EUR/USD nelle ultime settimane è stato in gran parte determinato dai tassi, ma si sta sempre più valutando un premio per il rischio tariffario, che riflette i maggiori rischi di crescita per l'Europa legati ai dazi. Inoltre, potrebbero esservi effetti secondari sull'Europa se gli USA imporranno dazi molto più elevati sulle importazioni cinesi, e questo già influisce negativamente sul sentiment in Europa. Resta da chiedersi quanta parte del selloff del 4% circa da metà settembre sia dovuta a un premio per il rischio tariffario”.

Tim Murray, cfa, capital markets strategist, multi-asset division di T. Rowe Price, evidenzia come “il risultato delle elezioni presidenziali statunitensi dovrebbe risolvere una delle principali fonti di incertezza per i mercati e l'economia, contribuendo a migliorare la propensione al rischio degli investitori.  Nei mercati azionari, le small cap Usa potrebbero trarre vantaggio dalla vittoria di Trump, soprattutto se la sua amministrazione dovesse ridurre la regolamentazione e adottare una posizione più morbida in materia di M&A. Le piccole imprese sono state caute prima delle elezioni, quindi una maggiore chiarezza sulle politiche potrebbe spingerle a ricostruire le scorte e ad aumentare le spese aziendali. Anche la possibilità di ulteriori sgravi fiscali per le imprese e l'allentamento della politica monetaria da parte della Fed costituirebbero dei venti favorevoli. Da un punto di vista settoriale, l’impatto sul settore dell'energia sarà contrastante. Se da un lato le aziende del settore petrolifero e del gas potrebbero beneficiare di un contesto normativo più favorevole, dall'altro le società legate alle energie rinnovabili potrebbero subire pressioni a causa dei timori di un'eventuale abrogazione di parti dell'IRA. Altrove, i titoli finanziari potrebbero beneficiare delle speranze che un'amministrazione Trump adotti un approccio più leggero in materia di regolamentazione e supervisione”.

Ferdinando Ametrano, ceo di CheckSig, si concentra sulle prospettive del Bitcoin: "Indipendentemente dalle opinioni politiche, avere Bitcoin al centro della campagna elettorale americana è stato un evento storico, impensabile solo quattro anni fa. L’elezione di Trump accelererà l’adozione e l’istituzionalizzazione di Bitcoin. Le elezioni del 5 novembre chiudono un anno iniziato a gennaio con l’autorizzazione degli ETF di BlackRock e Fidelity, che hanno infranto tutti i record di raccolta. Il 2024 sarà ricordato come un anno davvero speciale per Bitcoin".

Per Eric Demuth, ceo e co-founder di Bitpanda, “il fatto che il Bitcoin abbia raggiunto un nuovo massimo storico è un chiaro segno del cambiamento in corso nel panorama finanziario. Abbiamo già visto un nuovo massimo storico per la seconda volta quest'anno e potremmo continuare a vedere nuovi massimi storici nei prossimi anni. I motivi sono i costanti progressi nell'adozione, nell'integrazione e nella regolamentazione, nonché il denaro istituzionale proveniente dai mercati dei capitali consolidati che sta entrando in questa classe di investimento”.

 

 

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