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Quaestio SGR: tutte le opportunità dell'high yield

7/10/2024 | Marcella Persola

Il contesto macro economico favorirà ancora i risky asset e la casa di gestione resta costruttiva sul settore dell'high yield europeo anche per la seconda parte dell'anno. Soprattutto se bancario e immobiliare.


Il contesto macro economico favorirà ancora i risky asset e Quaestio SGR resta costruttiva sul settore dell'high yield europeo anche per la seconda parte dell'anno. Questa in breve la view condivisa dal team obbligazionario di Quaestio SGR, “un team di eccellenza che gestisce 2 miliardi di masse e due dei fondi cinque stelle Morningstar nell'ambito obbligazionario della nostra casa” ha evidenziato Alberto Massa (foto in basso), head of development business della società di gestione indipendente italiana fondata nel 2009, e che oggi detiene un AuM di 14 miliardi, e che come evidenzia Massa in "un mondo di standardizzazione tra le società di gestione ha puntato molto sul capitale umano come fonte di differenziazione". 

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Per gli esperti di Quaestio il 2024 si è aperto con due temi principali, la lunga serie di appuntamenti elettoriali, non ancora conclusasi e la revisione dei tassi di interesse. “Sono due temi principali dell'agenda degli operatori - sottolinea Federico Valesi (nella foto in alto al centro), cfa, lead portafolio manager credit strategies della società, da otto anni in Quaestio e proveniente da Ingka Investments (family office di Ikea - e che ricopriranno un ruolo anche nei mesi a seguire, dove l'attenzione si concentrerà in particolare sulle mosse della FED e della BCE".

Per l'esperto mentre la BCE è probabile che attuerà degli ulteriori tagli da qui a fine anno (se ne prevedono due) è difficile ipotizzare cosa farà la FED. E' indubbio che si assisterà a un primo taglio per settembre, ma sul secondo taglio le ipotesi non sono così certe. “La Fed al momento non ha ancora toccato i tassi, ma proprio gli ultimi dati dopo l’ultima riunione esecutiva hanno fornito segnali di un raffreddamento del mercato del lavoro, che giustifica le speranze del mercato di vedere fino a due tagli dei tassi entro la fine dell’anno” precisa Valesi, il quale illustra come due temi che forse sono passati sotto-traccia diventeranno fondamentali, ossia: la sostenibilità delle finanze pubbliche e le tensioni geopolitiche. 

“ll livello elevato dell’inflazione è stato un elemento di aiuto, almeno finora, per quanto riguarda la gestione del debito pubblico. Attualmente, su questo fronte, il tema della sostenibilità fiscale potrà mettere pressione sui rendimenti medio-lunghi, specialmente se la crescita dovesse subire una brusca battuta d’arresto” continua Valesi. “Le tensioni geopolitiche messe in secondo piano nelle ultime settimane dagli eventi elettorali europei sono certamente un elemento da monitorare per la restante parte dell’anno e potrebbero rappresentare un cigno nero. È infatti forse passata sotto traccia la rapida salita delle quotazioni del trasporto dei container dalla Cina all’Europa, tornate a livelli vicini ai massimi del 2021”.

E nonostante la crescita dell'economia del Vecchio Continente sia più anemica e molto eterogenea, il primo semestre dell'anno si è rivelato molto favorevole per il mercato high yield, come ha spiegato Alberto Biscaro (nella foto in alto a sinistra), cfa, portfolio manager credit strategies. “Il mercato high yield europeo ha messo a segno un risultato superiore al 3%, decisamente migliore di quello Investment Grade (+0.55%) e soprattutto dei governativi, caratterizzati da performance ancora negative. Del resto, il contesto è quello giusto per attrarre gli investitori verso una asset class che offre rendimenti generosi a fronte di una buona qualità del credito. Dietro ai volumi elevati che hanno caratterizzato il mercato delle nuove emissioni ( circa 60 miliardi, ndr) ci sono da un lato la forte domanda dei risparmiatori e, dall’altro, la volontà delle società emittenti di affrontare uno dei nodi a loro più cari: il rifinanziamento dei debiti in scadenza nei prossimi anni (in molti casi contratti a tassi significativamente più bassi di quelli attuali)”.

E anche il tema dei default non deve preoccupare. “Nel corso del primo semestre 2024 abbiamo assistito a 65 eventi di default a livello globale (in diminuzione rispetto ai 72 dello stesso periodo 2023), tuttavia solo 11 di questi fanno riferimento a società europee, mentre circa due terzi a emittenti americani. L’aggravio derivante dai maggiori costi di finanziamento ha impattato per prime le società High Yield che hanno optato per una struttura del passivo a tasso variabile, certamente diffusa tra le singole B europee, ma anche queste per il momento non destano preoccupazioni” chiarisce Biscaro.

E i rendimenti differenti rispetto al passato continueranno ad attrarre capitali verso questa asset class, come ha commentato Filippo Moroni (nella foto in alto a destra), portfolio manager credit strategies, che entrato più nel dettaglio delle preferenze della casa di gestione. “Il mercato ad oggi comprende storie e settori che stanno vivendo fasi diverse del proprio ciclo” precisa l'esperto che si dice costruttivo sul settore bancario e sul real estate.

“Gli emittenti bancari periferici negli ultimi anni hanno svolto un importante lavoro di riduzione degli NPL e di rafforzamento del capitale, culminato con il ciclo di aumento dei tassi che ne ha ulteriormente incrementato la profittabilità. Così, banche come quelle greche e alcune portoghesi, sono passate da rating tra CCC e B a forti candidati Investment Grade” evidenzia il portfolio manager. “Un settore che invece è stato altamente penalizzato dal mercato nello scorso biennio è quello del real estate. Queste società, tipicamente con leve finanziarie alte, hanno visto i corsi dei propri bond precipitare nell’anticipazione che queste avrebbero svalutato significativamente i propri immobili a bilancio. Ad oggi però, con la BCE che ha cominciato una fase di allentamento monetario e un mercato immobiliare sano, potremmo assistere ad una ripresa del settore, in parte già avvenuta in questa prima metà dell’anno ma che ha ancora margine per proseguire”. Diversamente è l'opinione invece sul settore automotive. “Il settore si trova ad un punto di svolta, in cui la transizione verso l’elettrico si tradurrà in maggiori necessità di investimento e maggiore competizione, limitando così la capacità di queste società di generare cassa” conclude Moroni. 

 

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