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9/26/2024 | Dany da Fonseca*
I crediti investment grade (IG) in euro stanno diventando più sostenibili. La nuova regolamentazione europea sulla trasparenza sta cambiando il mercato. I green bond stanno generando nuovi tipi di obbligazioni con caratteristiche sostenibili e rappresentano un mercato con un tasso di crescita annuo del 45% negli ultimi cinque anni (Candriam, Bloomberg).
L’aumento della trasparenza dovrebbe aumentare l’interesse per il mercato del credito sostenibile in Europa (Come la CSRD e la SFDR dell’UE - Direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale e il Regolamento sull’informativa sulla finanza sostenibile, ndr). Ciò non significa che definire un’azienda come “sostenibile” sia semplice, poiché le aziende e le loro strategie sono complesse. Ad esempio, le società finanziarie rappresentano il 35% dell’indice di riferimento Euro IG (iBox EUR Corp (Total return). I settori finanziari escludono le compagnie assicurative in questo calcolo del 35%. Candriam, Bloomberg), il che richiede una maggiore vigilanza su questi bilanci spesso opachi e globali. Anche le società di servizi di pubblica utilità sono rilevanti, rappresentando l’11% dell’indice ed essendo responsabili dal 25% al 30% delle emissioni globali di carbonio e altri gas serra (GHG). Alcune di queste società saranno fondamentali per raggiungere il net zero, altre invece non lo saranno altrettanto. Comprendere le strategie e le esigenze di capitale delle singole società nell’ambito del Green Deal europeo richiede un’analisi fondamentale approfondita. L’intensità di capitale e i lunghi tempi di realizzazione dei progetti complicano ulteriormente la determinazione sull’affidabilità creditizia.
In particolare, il credito Investment Grade è asimmetrico, come qualsiasi prestito. Se detenuto fino a scadenza, il risultato migliore possibile è ricevere quanto concordato in origine. Nel peggiore dei casi, un default a recupero zero. Un’emissione di alta qualità viene raramente premiata con una revisione al rialzo del suo credit score, mentre gli “incidenti” creditizi sono sempre motivo di preoccupazione. I premi finanziari vanno a coloro che sono in grado di comprendere i rischi che vale la pena correre ed evitare le perdite. La governance, un fattore extra-finanziario, è da tempo un indicatore dell’affidabilità creditizia. Siamo fermamente convinti che altri fattori extra-finanziari, compresi i fattori ambientali e sociali, stiano già aiutando a gestire i rischi di ribasso.
L’espressione green bond può riferirsi specificamente ai bond che finanziano un particolare progetto ambientale o a qualsiasi famiglia allargata di green, social, o sustainable bond (GSS).
Il mercato GSS bond è cresciuto fino a raggiungere 1,8 trilioni di euro dal suo avvio nel 2007. Si tratta di un tasso di crescita composto sorprendente, pari al 45% negli ultimi cinque anni (Candriam, Bloomberg).
I green bond, in circolazione dal 2007, sono “decollati” davvero soltanto dopo che gli emittenti hanno iniziato a seguire alcune linee guida volontarie del settore, contribuendo a scoraggiare il greenwashing. I nuovi standard dell’UE (EU Green Bond Standards) sono volontari ma includono l’obbligo di revisione da parte di un’entità regolamentata. Questi standard offrono anche la possibilità di ottenere una certificazione “European Green Bond”.
Esiste però un’ulteriore svolta per le obbligazioni legate alla sostenibilità. In questo caso, la cedola dell’obbligazione è legata al raggiungimento di un obiettivo sostenibile specificato nei documenti di emissione. Questo indicatore chiave di prestazione è solitamente chiamato obiettivo di prestazione di sostenibilità (SPT). Ad esempio, una società potrebbe emettere un’obbligazione la cui cedola è legata alla riduzione delle emissioni di gas serra del 20% entro 2 anni dall’emissione. Oppure una società potrebbe impegnarsi a chiudere tutti gli impianti alimentati a carbone entro un certo periodo di tempo nei primi anni di mandato delle obbligazioni. Se la società emittente raggiunge l’obiettivo, viene premiata con una cedola inferiore, circa 25 basis point (b.p.). Se fallisce, gli investitori ricevono 25 b.p. extra, che si potrebbero considerare come un premio assicurativo.
Questi bond sono molto interessanti perché l’emittente deve annunciare l’obiettivo e annunciare i progressi verso tale obiettivo. Tutti gli stakeholder beneficiano di informazioni aggiuntive sulla sostenibilità dell’azienda. Poiché queste obbligazioni offrono maggiore trasparenza, potremmo vedere l’intero mercato del credito porre maggiore enfasi sugli aspetti sostenibili degli emittenti.
Il percorso verso il net zero rischia di diventare un rischio finanziario oltre che extra-finanziario. Il World Economic Forum ha elencato gli eventi meteorologici estremi derivanti dal riscaldamento globale come il principale rischio decennale e il secondo rischio nei prossimi due anni (Fonte Il Rapporto sui rischi globali, WEF - gennaio 2024).
Questo è uno dei motivi più importanti per cui utilizziamo l’impronta di carbonio come parametro di reporting per i nostri portafogli. L’utilizzo di questa metrica rappresenta un forte passo avanti verso una misurazione più concreta del rischio finanziario per qualsiasi portafoglio, sia esso sostenibile o tradizionale.
Confrontando l’impronta di carbonio di un portafoglio con l’impronta di carbonio del mercato obbligazionario investment grade in euro nel suo complesso (iBox EUR Corp (Total Return)), permettiamo agli investitori di monitorare il rischio di cambiamento climatico che corrono in un portafoglio obbligazionario. Raccomanderemmo che qualsiasi portafoglio obbligazionario, sostenibile o meno, mantenga questo rischio al di sotto del livello di mercato: il nostro obiettivo sarebbe il 70%. Si potrebbe pensare a questo come a un “beta di carbonio, dove il 70% è un beta di 0,7”.
*CFA, senior portfolio manager Candriam
Articolo tratto dal numero di settembre di ADVISOR,
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